Per i vertici Inpgi il giornalismo autonomo “è in crescita” ma “necessita di garanzie” e c’è la base “per un’evoluzione privatistica della professione” (cioè?). Si tace però sul nuovo statuto. Intanto GAP raccoglie firme. E io pongo nuove domande.

 

L’altroieri si è svolto un webinar sul passaggio dell’Inpgi all’Inps.

Sono intervenuti anche la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, e il direttore generale dell’ente, Mimma Iorio.

Non mi addentro nei temi principali del convegno, ma i richiami collaterali fatti sulla situazione del giornalismo autonomo e sull’Inpgi2 meritano alcune notazioni.

Ha detto Macelloni: “…E infine il mantenimento di una cassa privata, che continuerà a garantire i giornalisti che svolgono la professione in modo autonomo. L’Istituto continuerà a esistere e a tutelare la parte in crescita della nostra professione, che è la parte più debole e bisognosa di garanzie e tutele”.

La parte in crescita è dunque anche la più debole. In pratica si tratta dell’ammissione, senza dubbio veritiera ma niente affatto rassicurante, che la debolezza della categoria sta aumentando.

Ha detto Iorio: “...Aver lasciato fuori l’Inpgi2 (dall’Inps, ndr) lascia il presupposto per un’evoluzione privatistica della professione”.

Il presupposto? Per un’evoluzione? A me e a tutti quelli che fanno questo mestiere pare in verità che l'”evoluzione privatistica” si sia conclusa da un pezzo (i giornalisti freelance esistono da quarant’anni almeno) e che da parecchio sia iniziata casomai un’involuzione senza fine: contrazione dei redditi e esplosione numerica di  autonomi veri e finti, due fenomeni paralleli tali da rendere virtuale per chiunque o quasi, col metodo corrente, la possibilità di accantonare a sufficienza per garantirsi una pensione non solo nominale: la media attuale è di 176 (centosettantasei) euro al mese. Insomma non c’è nulla da rallegrarsi e compiacersi.

In attesa dunque che i vertici dell’Inpgi2 si affrettino, ma alla svelta, a convocare un webinar dedicato per spiegare alle decine di migliaia di freelance iscritti all’ente cosa bolle nelle misteriose pentole del nuovo statuto dell’ente, che dovrebbe essere in fase di elaborazione e deve entrare in vigore, mercè preventiva approvazione ministeriale, il primo luglio, cioè praticamente domani, anticipo loro tre domande da fare:

  1. Sono state recepite le già copiose istanze della base (vedi qui) per un coinvolgimento diretto della stessa nei lavori preparatori?
  2. Se sì, quando e come? Se no, quando e come si pensa di farlo?
  3. Si parla di una “Commissione Statuto“: è una commissione interna all’Inpgi o mista ente-ministeri? Chi la compone? Come si pensa di renderne pubblici i lavori e di aprirli al dibattito?