colpi d ascia

La vita, la professione e il mondo offrono quotidianamente ottimi motivi per arrabbiarsi. Qui una silloge di commenti sparsi: a base di vetro e sabbia, s’intende

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IL RUMORE DEI NEMICI (OCCULTI)

Mai avuto dubbi sulla mia personale incompatibilità con l’ipocrisia della politica politicante e le sue metastasi affaristiche e burocratiche. Una verifica periodica è tuttavia sempre necessaria, corroborante e salutare. Ne ho infatti appena conclusa una e mi sento già meglio, pronto a dare nuovi, eufemistici benserviti.

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UN DESTINO TRISTE ED INGRATO

Vendere è un mestiere difficilissimo, che richiede vocazione e abnegazione. Vendere pubblicità è ancora più difficile. Ma vendere pubblicità per telefono rasenta l’impossibile. Il traguardo dell’impossibilità si raggiunge quando il malcapitato ti chiama autolesionisticamente al cellulare e, nonostante le tue garbate rimostranze circa il fatto che hai da fare, non senti bene, non tratti certe cose telefonicamente e, insomma, lui ti sta importunando, questo ti incalza facendo domande, ponendo condizioni e pretendendo risposte al grido di lei non sa chi sono io.
Per ulteriori informazioni chiedere al tizio che ho mandato quel paese or ora.
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TUTTI A CHIANCIANO!

Traffico bloccato in entrambe le direzioni sull’A1 all’altezza del casello Valdichiana e su tutte le arterie che portano alla rinomata cittadina termale toscana, a causa degli incolonnamenti di centinaia di pullman di tifosi biancorossoladri decisi a passare le acque di Chianciano che, come dice il noto slogan, “rendono il fegato sano!”

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L’ASSEGNO CHE VA A SEGNO

Nel 2018 chiusi il mio storico e sempre attivissimo conto corrente presso un noto istituto di credito perchè, a causa di un disguido, per qualche giorno andai in rosso di circa cento/00 (100,00) euro, infrazione che mi fu gabellata come gravissima e che mi costò una chiamata con voce cavernosa del direttore, ragion per cui – saldata la penale da rapina fissata in cirillico sul contratto – furono sfanculati tanto la banca quanto il direttore medesimo.
Dalla stessa banca oggi 28/2/2024 ricevo un involontariamente comico assegno circolare di euro 7,12 (settevirgoladodici) con quindici farneticanti righe di spiegazione in bancario stretto che così sintetizzo: causa la verifica di erronei addebiti sul suo cc (NB: estinto nel 2018, ndr) alleghiamo il presente assegno “con il quale provvediata (sic!) alla restituzione di quanto non correttamente contabilizzato”.
Ho deciso di devolvere l’importante somma al fondo per la riscolarizzazione dei bancari asini.
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AMENITÀ VINICOLE

Di amenità sul vino ne ho lette a bizzeffe. Ma che in passato potesse avere il retrogusto del legno usato per fabbricare i bigonci destinati al trasporto dell’uva durante vendemmia è la prima volta.

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SETTE PIANI DI MORBIDA MOQUETTE

Se non fossi stato testimone oculare stenterei a crederci: la ditta di svuotamento dei pozzi neri intervenuta d’emergenza a stasare le fogne occluse di un edificio pubblico di una ridente cittadina toscana ha estratto dalle chiaviche ciò che le occludeva, ossia – occhiometricamente – mezzo metro quadro di moquette da pavimenti.

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LE BARZELLETTE SUI CONTADINI

Altro che carabinieri.
I nuovi carabinieri, o almeno la figura che emerge dai commenti fatti sui social circa le proteste dei cosiddetti “trattori”, sono i contadini.
Macchiette con stivali, cappello di paglia, forcone in mano e cingolato sotto al culo, belli rubizzi, tutti a fare chiasso alle rotonde dei caselli autostradali. Simpatici, i fondo, ma sempliciotti. Impegnati più che altro a governare galline, a fare l’orto, a spalare il letame dalle stalle e spargere concimi in cambio di dorati quanto misteriosi “contributi” pubblici sui quali non c’è chi sappia raccapezzarsi.
Nessuno quasi che li chiami agricoltori, che menzioni l’impresa agricola, che sappia spiegare, o almeno intuire, la complessità sociale, economica, tipologica, perfino esistenziale che si cela dietro la parola “agricoltura”, questa grande sconosciuta.
Ne emerge un quadro esilarante in cui persone che non sanno di cosa parlano pontificano vagheggiando lobby, burattinai, destra, sinistra, l’immancabile Meloni, ambientalismo un tanto al chilo, rivendicazionismo d’accatto, rigurgiti ideologici da antiche letture, interpretazioni delle più variegate e involontariamente comiche, salutismi da rotocalco, racconti sfuocati del nonno fittavolo.
E contribuiscono così a raccontare la barzelletta social dei “contadini”.
Poco fa un amico che si occupa di tutt’altro ha scritto un incauto post sull’argomento: dei venti commentatori intervenuti, non ce n’è stato uno che mostrasse di aver capito qualcosa.
Non mancano i lirici peroratori di un mondo “naturale”, ovviamente “sano”, per non dire “genuino”, gli economisti da tastiera che, sapendola lunghissima, si avventurano in perigliose esplorazioni nelle tasche della categoria, quelli che parlano per slogan e quelli che copiano i post degli altri.
Il risultato è sempre lo stesso: i “contadini” sono, se va bene, folklore. Se va male, poveri scemi che si fanno usare credendosi furbi.
E nessuno si accorge che la vera barzelletta è quella on line.
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LA POCA GLORIA DEI GLORY DAYS

È umano, ma ingenuo, pensare che – tranne casi rarissimi ed evidenti – la propria generazione o la propria vicenda personale abbiano avuto qualità eccezionali. Al massimo, quasi sempre, possono essere state eccezionali le circostanze in cui, più o meno volontariamente (più meno che più, diciamolo), è capitato di trovarsi coinvolti e di cui, quindi, sentirsi parte ex post.

Ma si tratta di un’eccezionalità percepibile solo a chi c’era e quindi già ne sa, non a chi non c’era e che non potrà mai, è ovvio, capire.

In altre parole, l’amarcord che sgorga dai ricordi o dall’osservazione di vecchie foto ingiallite attinge più al sentimento di una legittima nostalgia che a un presunto eroismo: eravamo solo più giovani.

In altre parole ancora, il nostalgismo che trabocca da molti post di FB fa sì tenerezza sui profili dei singoli, ma è oggettivamente patetico sulle pagine dei gruppi dedicati, facendoli assomigliare o coincidere con quelle cose zuccherose tipo “Noi, che…” e “I migliori anni”.

Il che, in fondo, è abbastanza tragico.

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CON JANNIK ORA ANCHE BASTA

Sinner è probabilmente il grande campione che il tennis italiano aspettava non da 50 anni, ma da sempre. E scusate il ritardo. Domenica scorsa ha vinto in modo epico la sua prima finale slam. Una grande impresa, non c’è dubbio, che per giorni l’ha portato sulle prime pagine dei giornali e sulle aperture dei tg.

Ora, però, anche basta.