Dopo l’annuncio di dicembre, su FB i G.A.P. lanciano il loro manifesto e invitano alla sottoscrizione. Scopi: avere voce in capitolo nel nuovo statuto Inpgi e sollecitare la riforma della previdenza per i freelance.

 

Ora che i cosiddetti “autonomi” sono restati i soli iscritti all’Inpgi, versione gestione separata, sui media e sui social l’argomento della previdenza giornalistica pare un po’ silenziato, forse perchè il manovratore – cioè gli amministratori in carica – desidera non essere disturbato mentre lavora alla riforma statutaria dell’ente, che dev’essere completata entro luglio.

Ma sotto traccia, evidentemente, qualcosa si muove.

Poco prima di Natale infatti uscì a sorpresa, su FB, la pagina dei “Giornalisti Autonomi Previdenti” che, autodefinitisi “aggregazione spontanea” tra colleghi reclamavano, in sintesi, sia di essere chiamati a contribuire con proposte e idee all’elaborazione del nuovo statuto, sia per il futuro una più generale riforma del settore. Che, “pensato” nel 1996 per un’attività semiprofessionale, anche per questo non è in grado di dare una pensione dignitosa a nessuno, nemmeno a chi il giornalismo autonomo lo esercita come attività autonoma esclusiva. Ossia nella forma largamente maggioritaria che il giornalismo italiano ha imboccato da almeno vent’anni: ad oggi risultano infatti in Inpgi2 27mila contribuenti attivi e 44 mila iscritti.

Ieri, sempre su FB, è stato pubblicato il “Manifesto per un nuovo Inpgi” dei G.A.P., con relativo invito alla sottoscrizione.

Lo riportiamo integralmente.

 

Sottoscrivi e condividi anche tu il “Manifesto per un nuovo Inpgi”
Alcuni dati
I giornalisti “autonomi”, cioè non inquadrati nel contratto collettivo nazionale di categoria, collaboratori o freelance, sono privi di tutele e diritti (malattia, ferie, tredicesima, Tfr ecc.) e sono spesso sottopagati.
• Nel 2020, secondo i dati del bilancio consuntivo della gestione separata dell’Inpgi-Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, oltre 20 mila libero-professionisti hanno percepito, in media, un reddito di circa 15 mila euro lordi l’anno
• I quasi 7 mila giornalisti con contratto di Collaborazione coordinata e continuativa (CoCoCo) hanno guadagnato addirittura meno di 9 mila euro lordi l’anno, cioè 750 euro lordi al mese, pur lavorando come e a volte più dei loro colleghi dipendenti.
• Nel 2020 la pensione media erogata da «Inpgi 2» è stata di 2.112 euro lordi l’anno, 176 euro al mese. Su circa 1.300 pensionati “autonomi” la metà ha percepito un importo addirittura inferiore a mille euro l’anno.
Preoccupazione
Alla luce dei dati, sta nascendo una nuova classe di indigenti ma ciò non sembra preoccupare né il legislatore né gli attuali amministratori di Inpgi, i quali continuano a ripetere che la cassa degli autonomi è «in attivo» sottovalutando, però, non solo l’attuale esiguità del numero di pensioni erogate da Inpgi 2 (1.350 a fronte di 27 mila contribuenti attivi nel 2020 e 44 mila iscritti) ma anche i dati contenuti nel bilancio consuntivo 2020 di Inpgi 2, dove si legge: «Il bilancio mostra per la prima volta l’impatto della crisi. Rispetto al 2019 infatti calano le entrate previdenziali (- 7%) e si riduce l’avanzo della gestione previdenziale (-13,4%). La diminuzione si deve essenzialmente alla frenata dei contratti da CoCoco e al calo dei redditi per tutte le tipologie di lavoratori».
Perché mobilitarsi
Col passaggio all’Inps dell’«Inpgi 1» (la cassa dei giornalisti subordinati, in default), previsto a luglio 2022, in base alla Legge di Bilancio dovrà essere modificato lo Statuto dell’ente, che diventerà Istituto di previdenza dei soli giornalisti non dipendenti.
Si tratta di un’occasione unica per adeguarlo ai reali interessi di noi iscritti.
Ma questo passaggio cruciale non può essere gestito esclusivamente dalla dirigenza uscente dell’attuale Inpgi, composta in maggioranza da giornalisti dipendenti che poco o nulla conoscono delle complesse dinamiche del lavoro autonomo e delle sue esigenze.
È invece indispensabile il coinvolgimento immediato, diretto e massiccio dei giornalisti autonomi: abbiamo diritto ad avere voce in capitolo sulle regole da stabilire per la futura gestione dell’ente previdenziale, quindi delle nostre pensioni future.
Chi siamo
Siamo un gruppo di colleghi, tutti autonomi, aggregatisi spontaneamente per lanciare un appello alla mobilitazione dei giornalisti non dipendenti. Non apparteniamo a correnti, partiti, fazioni. Non abbiamo poltrone o poteri da difendere.
«GAP» non è solo l’acronimo di «Giornalisti autonomi previdenti» per un nuovo Inpgi ma esprime anche il deficit previdenziale, oltre che retributivo, di noi giornalisti non dipendenti.
L’obiettivo è quello di aggregarci per evitare di essere travolti e di elaborare un programma capace di innescare una reale riforma previdenziale che garantisca un welfare dignitoso a chi è senza un contratto.
Cosa chiediamo
• Essere coinvolti da subito nell’elaborazione della riforma statutaria dell’Inpgi e nelle decisioni gestionali del futuro ente, a fianco degli attuali amministratori Inpgi
• Prevedere, nel nuovo Statuto, una struttura gestionale “snella” ed efficiente piuttosto che, come oggi, una struttura pletorica con una classe di dirigenti non di rado più interessati ai compensi che a trovare soluzioni per migliorare il futuro previdenziale dei giornalisti autonomi
• Massima vigilanza delle istituzioni (Parlamento e ministri competenti) affinché l’Inpgi 2 non subisca gestioni fallimentari che la condurrebbero al default come è accaduto per l’Inpgi 1
• Concepire e realizzare una radicale riforma del sistema previdenziale al fine di garantire ai giornalisti non dipendenti una pensione dignitosa, il cui presupposto è una retribuzione dignitosa, professionale ed equa.
Firma anche tu!
Sottoscrivi il Manifesto, se lo condividi, mandando un’email a gapinpgi2@gmail.com specificando nome, cognome, cellulare (non sarà pubblicato) e Regione o città di residenza.
Mobilitati anche tu per coinvolgere altri colleghi: essere numerosi è indispensabile per ottenere la necessaria attenzione da parte delle istituzioni giornalistiche e non.