Un terzo delle denunce presentate al Consiglio di Disciplina toscano nel 2023 aveva il solo fine di intimidire un collega o di precostituire elementi da usare poi in sede civile o penale. In pratica il corrispondente, ma più subdolo, delle “querele temerarie”.

 

La relazione del presidente del Consiglio di Disciplina regionale, Gianfranco Gabriele Borrelli, alla recente assemblea dell’OdG della Toscana ha acceso i riflettori, tra le altre cose, su un fenomeno che conoscevo poco e che finora avevo comunque ampiamente sottovalutato. Ma che, per usare le parole dello stesso Borrelli, “rappresenta un pericolo sempre più diffuso” per la nostra categoria.

Si tratta degli esposti, presentabili da chiunque e non solo da giornalisti, all’organo disciplinare non per denunciare e chiedere l’accertamento di un’effettiva violazione, ma per scopi meramente strumentali, ossia intimidatori. Oppure per precostituirsi cavillosamente qualcosa di pregresso da produrre, poi, in un futuro giudizio davanti al giudice ordinario.

La cosa mi ha lasciato non poco sconcertato.

Che, come tutte, anche la classe giornalistica non manchi di bassezze e di nequizie, non è un mistero. Ma che il ricorso a certi mezzucci sia così diffuso mi pare parecchio allarmante: sia, nel caso in cui l’esponente sia un giornalista, per il palese tradimento dei valori etico-professionali che implica e per la facilità, o direi anche per la disinvoltura con la quale, senza farsi troppo scrupoli, si presentano denunce per illeciti farlocchi; sia soprattutto perchè, come detto, un esposto temerario può essere presentato non solo da un giornalista contro un altro giornalista, ma da chiunque.

Gli esposti presentati quest’anno  – scrive Borrelli – sono stati 38 e ben 14 sono stati rigettati e archiviati dal presidente direttamente, senza l’assegnazione a un collegio. Vuol dire che sono stati ritenuti chiaramente infondati e quasi sempre strumentali. Si tratta di oltre un terzo degli esposti presentati ed è un dato che, per quanto riguarda la nostra professione, rappresenta un pericolo sempre più diffuso. Infatti, come esistono le querele temerarie, si sta affermando anche l’esposto disciplinare usato come arma per intimidire e contrastare la libera informazione. Preciso che non tutti e 14 gli esposti archiviati avevano questo fine – continua – ma direi che tolti due o tre gli altri avevano chiaramente questo intento o, peggio, quello di precostituire una documentazione, diciamo accusatoria, da presentare in sede civile o penale a supporto delle proprie istanze“.

Il medoto è insomma particolarmente subdolo perchè per avviare un procedimento disciplinare, che lascia traccia e quindi può essere evocato come pendente in qualunque altro procedimento giudiziario (che è ciò a cui l’esponente e i suoi legali ovviamente puntano),è sufficiente che l’esposto venga presentato.

A meno che esso non sia rigettato ancora prima, “archiviato dal presidente direttamente, senza l’assegnazione a un collegio, perchè ritenuto chiaramente infondato e strumentale“, sottolinea Borrelli.

Sarebbe interessante capire cosa succede nelle altre regioni, ma se tanto mi dà tanto la tendenza non credo sarà molto diversa.

E’ evidente come questo abuso, oltre a costituire una scorrettezza sotto il profilo morale, aggravi pure, e pesantemente, il lavoro dei presidenti dei consigli di disciplina e meritebbe di essere sanzionato, ad esempio introducendo un aggravio pecuniario ai danni degli esponenti “temerari”: “Oltre a rigettare gli esposti – insiste Borrelli nella relazione – non abbiamo altre armi per contrastare quella pratica e non possiamo quindi che augurarci che le iniziative portate avanti dal Cnog e dalla Fnsi riescano a indurre il legislatore a intervenire contro le querele temerarie. Magari potrebbe aprirsi anche uno spiraglio per fermare gli esposti temerari“.

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Foto: Di Sandro Botticelli – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=42663373