Dopo “Giornalisti Autonomi Previdenti“, ecco una sigla di “precari” (precari?) che chiedono di contribuire alla riscrittura dello statuto dell’Inpgi (ex2). Ma il dualismo non serve a nessuno: chi c’è dietro?

 

Altro che miracolo dei pani e dei pesci: bastano un paio di giorni e in un colpo solo raddoppiano i pasdaran, veri o presunti, della previdenza del giornalismo autonomo.

O meglio, le loro sigle: tutte prese dal sacro fuoco della nuova Inpgi e del futuro pensionistico dei liberi professionisti.

Bene, no?, si dirà. E invece no.

Essendo la questione unica – cioè la tutela previdenziale di freelance e cococo, in Inpgi (ex 2) e anche oltre questa – la moltiplicazione delle organizzazioni che pretendono di curarsene preoccupa un po’ e ha tanto il sapore della propaganda, cioè della salita strumentale su un carro che nei prossimi mesi farà molto parlare di sè.

Accade infatti che a 48 ore dalla pubblicazione e dall’invito alla sottoscrizione del Manifesto dei GAP, cioè i Giornalisti Autonomi Previdenti (un'”aggregazione spontanea” di colleghi che si propone come portavoce indipendente della categoria), esce guarda caso allo scoperto, sempre su FB, l’iniziativa praticamente identica di un altro gruppo, anch’esso invitante alla sottoscrizione. Stavolta addirittura sulla piattaforma change.org.

Ohibò!

Temi e argomenti sono, riguarda caso, più o meno gli stessi. A tal punto da sembrare copiati dai primi e quindi, in teoria, ovviamente condivisibili.

Se non fosse per il davvero singolare inserimento, in calce al proclama, della firma: “Questo appello è stato steso da un piccolo gruppo di giornalisti precari, in forma anonima per evitare etichettature di parte od autopromozionali. Lo proponiamo alla firma di chiunque lo condivida e l’appello sarà una “proprietà collettiva” di chi lo vorrà sostenere e rilanciare. Grazie”.

Precari? Ma i precari, cioè i titolari di un contratto a termine, mi risulta (se sbaglio, scusatemi) versino all’ex Inpgi, ora Inps, mica alla Gestione separata. Quindi che c’entrano con questioni che non li riguardano?

Se poi in ciò ci sia un regista, non si sa.

Delle due sottoscrizioni, lo dico chiaramente, quella che subito mi è sembrata più convincente è la prima, che ho  sottoscritto.

La cosa in generale preoccupante, però, è che, senza nemmeno una parvenza di tentativo preventivo e pubblico di dialettica, i neonati GAP abbiano già trovato un antagonista. E pure non dichiarato.

Divide et impera“, dicevano i Romani”: è questo il fine?

Un dualismo non giova per niente alla delicatissima questione, questione di squisita natura politica, che necessita invece di scelte e di prese di posizione del tutto indipendenti dal sistema di potere giornalistico e dal teatrino sindacale. Del quale la nuova sigla mi pare invece un poco rassicurante emanazione. Ma magari sono fuori strada.

Per capirne di più credo che basterà tenere d’occhio le mosse, dissimulate o meno, dei soliti noti, in modo da risalire a chi è il padrino di chi.

Dopodiché, prendere immantinente le distanze.