Inverno 1974/75, foto di Gabrio Corsoni

Il Natale del 1974 fu il primo che passai ascoltando dischi e chiedendoli in regalo. Oggetti dal profumo indimenticabile, come quello del ragù che cuoce la mattina presto. Questo è un omaggio a chi mi regalò quei primi dischi e ha popolato tutti i miei Natali da allora ad oggi.

Soundtrack: “Jesus was a cross maker“, Rachael Yamagata.

Nel 1974 non credevo più a Babbo Natale da un pezzo, ma ciò non mi esimeva da stilare liste ad uso parentale dalle quali i congiunti potessero attingere regali azzeccati.
Quell’anno – un difficile anno di cambiamenti, di riti di passaggio, di stadi di crescita, insomma di tutto – la mia lista includeva solo dischi. Nel senso di long playing è ovvio. Come a lungo accadde in seguito, anzi in pratica sempre, fino a quando non smisi di preparare elenchi natalizi.
Facendo uno scaltro calcolo dei parenti regalanti, della loro propensione alla spesa, della loro inclinazione a donare oggetti oppure l’universale succedaneo, cioè i quattrini, e anche del rischio derivante dal fatto che a una zia sprovveduta di rock and roll un furbo negoziante avrebbe saputo appioppare qualche schifezza fuori elenco, mi ero prefigurato l’entrata di una dozzina di pezzi: quattro direttamente in vinile e il resto, potenziale, in contanti.
Tutte le considerazioni si rivelarono azzeccate.
Tra gli LP mi arrivarono “Fragile” degli Yes, “Trespass” dei Genesis, “Atom Earth mother” dei Pink Floyd e, ahimè, la temuta prima fregatura: “Midnight Lightning” di Jimi Hendrix, al posto del bramato “Electric Ladyland”.
Nessuna traccia, ahimè, degli altri dischi richiesti: “Hot Rats” e “Absolutely Free” di Frank Zappa, di “Islands” dei King Crimson, “Stand Up” dei Jethro Tull, “In Rock” dei Deep Purple e “Four Way Street” di CSN&Y, che ovviamente acquistai in seguito con i contanti ricevuti (ma, lo sanno tutti, non è e soprattutto non poteva essere la stessa cosa).
E poiché, come scrive oggi uno che già allora era ed è rimasto uno dei miei amici più cari, “la tecnologia ha riprodotto video e audio per soddisfare vista e udito ma ancora niente per l’olfatto, il senso più primitivo, quello più distante dalla corteccia cerebrale e più vicino al cervello istintivo; l’occhio con la lettura e la visione dell’arte ha bisogno di un supporto pensante per trasformarsi in sensazione, già la musica bypassa molto del pensiero, con l’olfatto si raggiungono direttamente le sensazioni pure: l’olfatto è il vero google dei sensi, ti fa piombare in percezioni vivide prima ancora di capire a cose siano riferite, molti dei nostri ricordi sono associati ad odori“, io di quei dischi ricordo in effetti perfettamente l’odore: il vinile, la copertina, l’incarto ed il fiocco. E perfino il profumo inconfondibile di quella stanza, sospeso tra i sentori di ragù della cucina e quelli della naftalina negli armadi.
Ecco dunque fatto il programma per il pomeriggio di oggi: ascolto in sequenza di quei quattro LP.
Il modo più diretto per celebrare questo Natale, assieme a tutti quelli che ci sono stati tra oggi ed allora e a tutte le persone che li hanno popolati.
Ovunque esse siano.