Intervista al collega fiorentino Marco Bastiani, ideatore della proposta – molto discussa e rivendicata – di contrassegnare sui social, in chiave anti bufala, i contenuti prodotti da giornalisti (quindi nel rispetto di verità e deontologia). Ecco che ha detto.

 

Al netto della non nuova e poco simpatica circostanza che un po’ ovunque i “certificati“, da forme di garanzia siano diventati (in parte anche nell’ambito del quale stiamo per scrivere) strumenti di marketing e al netto dell’ancora meno simpatica circostanza che, anzichè a un dibattito pure acceso, la proposta abbia dato vita a una surreale contesa di primogeniture tra colleghi, l’idea lanciata giorni fa dal giornalista fiorentino Marco Bastiani a margine di un corso di formazione Odg sulla comunicazione d’impresa merita a mio parere una riflessione approfondita.

L’idea è la seguente: contrassegnare sul web e in particolare sui social, con un “bollino”, i contenuti prodotti da un giornalista e quindi, come tali, rispettosi dei doveri di verità e deontologia a cui è tenuta questa figura professionale.

Non quindi una (nei fatti impraticabile) verifica ex post effettuata da una sorta di Torquemada ordinistico, ma una garanzia ex ante rappresentata dal fatto che l’estensore è un iscritto all’Ordine dei Giornalisti.

Pure con tutti – ma questo lo dico io – i punti deboli di qualità sostanziale che lo scarso controllo sulla professionalità di base degli iscritti di cui l’organismo ordinistico cronicamente soffre.

Ecco perchè abbiamo preferito rivolgere alcune domande dirette all’ideatore della proposta, chiedendogli di circostanziarcela meglio.

Ognuno valuti la cosa e si faccia un’opinione.

 

AF Un “bollino” per contrassegnare sul web (ad esempio sui social) i contenuti extragiornalistici curati però da un giornalista, quindi con la professionalità, la sensibilità, la correttezza e l’affidabilità del giornalista: come ti è venuta l’idea?

L’idea di fondo è quella di certificare contenuti di qualità per tutelare i lettori in ambito globale. Ormai i portatori di notizie non sono più solo i media tradizionali, ma esiste un universo web e social che i cittadini utilizzano per informarsi. Il fatto che un contenuto sia redatto da un giornalista, indipendentemente da dove si trovi, è garanzia che sia stato prodotto con accuratezza, professionalità, indipendenza e correttezza deontologica. Non perché un giornalista sia meglio di un altro realizzatore di contenuti, ma perché è tenuto a rispettare queste regole. Sempre.

 

AF Conosci altri esempi simili?

La spunta blu che certifica l’autenticità dei profili pubblici sui social è l’esempio migliore. Così come posso distinguere il Giuseppe Conte presidente del consiglio da un omonimo o da un profilo falso, devo poter avere la tranquillità di leggere un contenuto affidabile su una pagina social o su un sito aziendale. E’ una questione di attendibilità di ciò che leggiamo, o se si preferisce, credo sia un modo efficace per combattere le fake news.

 

AF E’ ovvio che il procedimento per l’apposizione del “bollino” dovrebbe avvenire passando attraverso una verifica dell’OdG, che ne sarebbe il garante: ne hai parlato con qualcuno o hai già un’idea di cosa suggerire?

Certo, l’Ordine dei Giornalisti per sua natura è l’istituzione perfetta per certificare che un ente o un’azienda produca contenuti realizzati da un giornalista. So che l’argomento sarà portato all’attenzione del prossimo Consiglio dell’Ordine della Toscana, che ringrazio già ora per la sensibilità dimostrata al tema. Poi, c’è anche il lato sindacale… la crisi dei media tradizionali ha lasciato spazi amplissimi di mercato a società non propriamente editoriali ma che hanno interesse a comunicare notizie dei settori di cui si occupano. E’ utile indirizzare queste imprese verso la produzione di vera informazione giornalistica, fatta da giornalisti.

 

AF Alla luce della tua doppia e ormai lunga esperienza di giornalista tradizionale e di giornalista aziendale, in quali settori è maggiormente necessario o utile il “bollino”? E a chi il messaggio asseverante che esso implica è principalmente rivolto?

Per prima cosa mi vengono in mente tutti gli enti pubblici: avere un giornalista che scrive notizie di pubblico interesse sul loro sito o che gestisce i social media è un valore aggiunto e una garanzia in più nei confronti di tutti i cittadini. Penso ai Comuni, alle Regioni, alle Camere di Commercio, alle società partecipate… E qui faccio un appello anche ai nostri legislatori: sarebbe equo se questo giornalista potesse avere anche un contratto da giornalista, invece si è preso la direzione opposta: si sono farciti i contratti pubblici di strane figure ibride con competenze anche giornalistiche. E’ stato un errore.

 

AF Guardando verso l’interno anziché l’esterno, quanto credi sia difficile far capire alla committenza l’importanza della qualità implicita in un contenuto prodotto da un giornalista e quindi contrassegnato dal “bollino”?

Penso che avere uno o più giornalisti che curano il sito, i social e altre forme di comunicazione sia un valore aggiunto anche per ogni azienda privata, da veicolare ai consumatori. E’ come produrre nel rispetto della sostenibilità ambientale, si aggiunge valore a quello che viene prodotto e venduto. E sono i giornalisti i primi a doverne essere consapevoli. I giornalisti sanno profilare bene il potenziale lettore, scovare i contenuti giusti, sanno scrivere, fotografare o fare video, sanno rispettare i tempi per le pubblicazioni e se necessario rinverdire una vecchia notizia con contenuti nuovi. E lo sanno fare meglio di chi si occupa di marketing o di relazioni pubbliche, senza autoreferenzialità, una malattia che affligge tutto il nostro sistema istituzionale e produttivo. Naturalmente, tutto questo va spiegato bene all’imprenditore che in genere non si cura da dove viene il contenuto, ma valuta solo il risultato finale delle vendite. Per questo, in azienda se questi spazi non li occupa un giornalista saranno presi da figure che surrogano il lavoro da giornalista.

 

AF Alcune precedenti esperienze vissute dalla categoria dei giornalisti per dare evidenza a elementi virtuosi dell’informazione e della comunicazione (ad esempio il “bollino” rilasciato alle testate on line che pagano i giornalisti e non ricorrono a lavoro gratuito o compensi simbolici) non hanno avuto successo o si sono arenati: c’è qualcosa che ti fa credere che quest’idea possa avere una sorta migliore? Perchè (tempi più maturi, maggiore sensibilità o altro)?

Credo che i tempi siano maturi per una serie di fattori. Da un lato, le piattaforme social hanno abbandonato l’atteggiamento pionieristico degli inizi e hanno capito che solo provando a controllare i contenuti che vengono pubblicati, nel rispetto delle libertà individuali, possono continuare a essere accettate socialmente. Dall’altro lato, il mercato si trova con sempre meno giornali, ma ha sempre più bisogno di notizie accurate, dunque di giornalisti: per questo occorre ampliare la sfera di chi produce informazione. E in attesa di accordi con i vari Facebook o Twitter, ciascun ente o azienda potrebbe inserire un messaggio dicendo che la sua pagina, il suo profilo o il suo blog è curato esclusivamente da giornalisti. Chi lo farà per primo credo che avrà un bel vantaggio competitivo sugli altri. E ne beneficerà anche l’autorevolezza della categoria.