Il giornalista e scrittore ci ha lasciato oggi, al termine di un’esistenza inquieta. Gli auguro un buon approdo.

 

Non ci univa praticamente nulla, tranne la professione, la stima reciproca e il gusto per un certo sarcasmo amaro.

Ci eravamo anche conosciuti tardi. Ma nonostante le molte e fatali diffidenze si era insinuata una simpatia prima un po’ sbalordita e poi palpabile. Anni prima sarebbe stata impossibile.

Ci siamo frequentati intensamente per qualche tempo, poi meno. Eppure la sintonia rimaneva. Ricordo a Fucecchio la commemorazione alla fondazione Montanelli, le recensioni dei tuoi libri, le cene con amici. La tua delusione per certi tradimenti e le aspettative mancate, in bilico tra stupore e presa d’atto, rabbia e resa alle “regole”, quando la fede traballava, senza cadere, tra i minuetti della politica.

Ho il rimpianto di non aver assecondato, negli ultimi anni, alcuni tuoi appelli forse troppo sommessi, o forse troppo velati di malcelati rammarichi.

Ci siamo sentiti qualche settimana fa. Io sono stato espansivo, tu evasivo. Ora capisco perché.

Oggi la notizia che non immaginavo e che mi mette in bilico tra smarrimento e incredulità, a segnare la fine di un viaggio inquieto.

Ti auguro un buon approdo.