Mi fa un po’ senso pubblicare questo post sotto una sezione dal nome così frivolo, ma non saprei sotto quale altra farlo.
Ed è proprio vero che quando i fatti ti toccano di persona (per quanto, nel mio caso, in modo veramente marginale), la potenza dei loro effetti si moltiplica in misura incalcolabile.
Ho appena saputo di un evento tragico e cruento che riguarda una persona che conoscevo. Poco per considerarla amica, ma abbastanza da percepirne lo spessore e la qualità.
Non mi va di scendere nei dettagli, nè tantomeno addentrarmi nell’odiosa dialettica contrappositiva che di norma questi casi scatenano tra fazioni che non si ascoltano.
Mi viene anzi di esprimere conclamatamente una cosa che penso da tempo.
E cioè che, quando con troppa frequenza accadono certe disgrazie, bisognerebbe non solo dolersi per la vittima, cosa ovvia, ma chiedersi del perchè chi procura il male lo fa e quali circostanze, con ogni evidenza poco palesi, possono aver generato il malessere o la follia del carnefice.
Ci vuole però un ripensamento obbiettivo e perfino crudele, senza sconti, nè steccati, nè ideologie, nè convinzioni preconcette.
Perchè una cosa è certa: qualcosa di grosso ci sfugge e quindi è contro la nostra incapacità di percepire che bisogna prima di tutto imprecare.