Un mese fa esatto questa blog-zine era andata, con una parentesi circumferragostana, in vacanza. Una vacanza voluta e meditata, frutto più di disillusione che di stanchezza. Eravamo certi che nel giornalismo nulla sarebbe cambiato. E infatti…

Dio, che palle.
Provi a disintossicarti dalle venefiche esalazioni che la putrescenza del giornalismo propaga in ogni dove e basta mezza giornata per farti scoprire che il tanfo è peggiore di prima perchè, nel frattempo, sotto la canicola la necrosi professionale ha prosperato come non mai.
Del resto non c’erano speranze che andasse diversamente.
Occupazione e redditi giornalistici in caduta libera, testate che chiudono o simulano, finchè la gente a sua volta finge di crederci, di riciclarsi sbarcando sul “uèb” (hai voglia…), illusi e masochisti alla ricerca di assunzioni a vita inafferrabili esattamente come prima, il dramma satiresco del rinnovo contrattuale che con lentezza da rettile s’avanza quasi non si sapesse come andrà a finire, l’equo compenso che aveva un iter comico già prima e figuriamoci adesso (con il governo in bilico, i bollori sbolliti e le amnesie trasversali rinforzate), la ferale e anzi speculare trimurti del giornalistificio-marchettificio-blogghettificio che tentacoleggia indisturbata facendo, nella complice indifferenza generale, danni irreparabili (ieri un tipo mi ha testualmente chiesto: “Ma come si diventa collaboratori del tuo blog? Mi serve un posto per poter scrivere un po’ di cose e sdebitarmi per quando mi invitano nei ristoranti“, vogliamo parlarne? Ormai dall’imbucato siamo passati al mendicante).
Sedicenti testate on line e blog “indipendenti” (hahaha) che svolgono la funzione di pubblicatori supini di comunicati stampa, senza nemmeno leggerli.
Insomma è una palude dove l’acqua stagnante rende putrido tutto.
E, con questi chiari di luna, io dovrei (ri)trovare la voglia per continuare la battaglia contro i soliti mulini a vento di un mestiere che di professionale ha mantenuto solo la dilettantizzazione cronica?
Eh no.
Io la voglia non ce l’ho e neppure ho voglia di trovarla.
Mi illudevo che la vacanza mi facesse ritrovare l’energia, invece mi ha aperto gli occhi.
Forti avvisaglie, in verità, le avevo avute già per ferragosto, come qualcuno ricorderà.
Ma il tempo ulteriore è trascorso utilmente: solo nel senso contrario alle aspettative.
E ora mi chiedo se dovrei rifluire, gettarmi nell’edonismo senile, godermi la mezza età e abbandonare al loro destino tanti giovani colleghi che vedo, ahiloro, irreversibilmente smarriti in un ginepraio in effetti privo di vie d’uscita.
Mi è stato fatto osservare, forse pensando di offendermi, che nessuno mi ha nominato tutore delle nuove generazioni.
E allora? Io volevo solo rendermi utile, ma è giusto che ognuno sbagli con la propria testa. Sulla realtà è meglio sbatterci il naso da soli, anche se poi il risveglio è doloroso.
Mah, non mi viene neppure da parlar male del sindacato. Brutto segno.
Ho deciso: sparo le ultime cartucce già in canna e poi cambio.
Non so cosa, ma qualcosa cambio.