Giorni fa, in un seguitissimo post (qui), avevamo amaramente commentato le dimissioni di una collega dalla Consulta Freelance di Stampa Romana e dalla Commissione Lavoro Autonomo della Federazione. Ora, con una lettera aperta, la protagonista spiega nei dettagli il perchè del suo gesto: un amaro risveglio. Appunto…

LA LETTERA APERTA DI MGF

Cari colleghi
scusate se arrivo in ritardo a spiegare i motivi delle mie dimissioni (comunicate alcuni giorni fa a coordinatore e presidente a interim) dalla Commissione nazionale lavoro autonomo e, di conseguenza, dalla Consulta freelance di Stampa romana. Non vi ho scritto prima perché pensavo di venire alla riunione martedì prossimo, ma non potrò esserci. Nei giorni scorsi ho cercato di dare spiegazioni sulla pagina Facebook dei collaboratori di Stampa romana ai colleghi del Lazio che me le chiedevano (e lo farò anche nella prossima assemblea, per rispetto ai colleghi che mi hanno eletta). Lì avevo scritto di getto e non pensavo che, pur avendo chiesto riservatezza, la notizia fosse ripresa da colleghi di altre regioni fuori contesto. Ad ogni modo la sostanza è la stessa.
Ho dato poi spiegazioni più “razionali” per email anche a Giovanni Rossi, rispondendo al suo invito a ripensarci. Lo ringrazio ancora una volta perché, come gli ho detto, vorrei tanto che questo sindacato fosse composto da più persone come lui: ho molto apprezzato il suo appoggio, anche in termini di consigli e suggerimenti pratici e mirati, rispetto ai collaboratori dell’Unità. Mi piacerebbe che si discutesse di questo: quali risposte concrete dare ai problemi reali dei colleghi. Invece purtroppo non è così (anche se a Roma, come ricordava Raffaella, per la prima volta, grazie al Segretario Paolo Butturini, un collaboratore è stato portato al tavolo di trattativa con gli editori, pur non essendo questo caso di competenza dell’associazione romana). Ma possono pochi sindacalisti illuminati farsene carico da soli, soprattutto in una regione come il Lazio in cui esistono numerose testate, molte delle quali in crisi (anche se, in alcuni casi, chissà perché, dopo aver superato lo stato di “crisi”, quelle stesse testate tornano ad avere subito bilanci in attivo)? Con tutta la buona volontà, forse no; oppure l’alternativa è “scoppiare”… E se, come ci è stato detto, dei collaboratori devono occuparsene i territori, mi/ vi chiedo: ha ancora senso un sindacato nazionale, anche alla luce della manovra bis che prevede la contrattazione collettiva (quindi con efficacia erga omnes, ovvero nei confronti di tutti i lavoratori) di secondo livello anche per i Cococo e le partite Iva?
Forse servono, in fretta, nuovi strumenti e strategie sindacali. Di sicuro questo sindacato ha dei ritardi storici nei confronti degli atipici. Abbiamo lavorato insieme per cercare di recuperare velocemente e dare il nostro contributo al rinnovamento, confrontandoci in modo vivace e dialettico. Capisco che non è facile cambiare mentalità, cultura, strumenti (tra l’altro non aiuta il fatto che i collaboratori non sono inseriti nel Cnlg: mi auguro che lo siano nel prossimo). Ma si può sempre chiedere, chiedere, chiedere, quasi implorare che ci si occupi dei collaboratori? È possibile che si debba strillare contro l’“ottusità”, per far capire che è EMERGENZA e non stai chiedendo una concessione ma reclami diritti e pari dignità?
Nel frattempo si boicotta il lavoro dei membri della Commissione.
Per gli ultimi arrivati, provo a ricordare qualche passaggio del lavoro (purtroppo inutile) svolto in un anno e mezzo.
Già a novembre 2010 avevamo avviato un’indagine nazionale sulle condizioni di lavoro dei freelance e collaboratori che doveva portare all’apertura di un tavolo con la Fieg per il rispetto di uno dei pochi articoli che ci riguardano contenuti nell’Accordo sul lavoro autonomo (inserito nel CNLG), cioè: pagamenti a 30 giorni dalla pubblicazione degli articoli (e non dalla consegna, come invece sarebbe giusto). Lavoro sprecato, tavolo mai avviato.
In un anno e mezzo abbiamo stilato documenti, fatto proposte, scritto comunicati, studiato norme, cercato soluzioni, aggiornato i contenuti sul lavoro autonomo del sito Fnsi (a proposito, nel link al Lavoro autonomo c’è ancora l’Accordo del precedente contratto! Lo avevo segnalato già a fine 2010). Tutto questo lavoro, nella maggior parte dei casi, è rimasto in un cassetto: ignorato, senza tradursi in azioni concrete. Le mancate risposte – anche un semplice sì a un comunicato di solidarietà ai colleghi, come quello di novembre scorso – per me significano disinteresse per i collaboratori che perdono il lavoro o si vedono ridurre i compensi o avanzano spettanze da mesi, se non da anni. Si stenta a capire che bisogna intervenire urgentemente e non ci sono alibi che tengano. Significano anche mancanza di rispetto per il tempo impiegato da noi in quel lavoro: noi freelance, che non abbiamo permessi sindacali retribuiti, quando facciamo sindacato lo facciamo in aggiunta al nostro normale lavoro di scrivere per vivere.
Non parliamo poi della mancanza di rispetto per il lavoro svolto dai delegati fnsi a Firenze, con gli emendamenti alla Carta arrivati fuori tempo massimo, dopo l’assemblea di Firenze di ottobre e addirittura dopo la ratifica in novembre da parte dell’Ordine: portati in Consiglio nazionale soltanto a fine dicembre, e senza nemmeno sentire i delegati Fnsi che su quella Carta avevano lavorato, come credevo sarebbe stato doveroso in un processo democratico e di rispetto del lavoro svolto da quei delegati.
Tutte queste cose le ho già scritte il 2 gennaio, come altri colleghi, nella lettera aperta rivolta al presidente Natale, ma anche questa rimasta senza risposte. Mi ero data per la prima volta anch’io, come Raffaella, una deadline: un mese di tempo. Ed è scaduto.
Lo ripeto ancora: il messaggio che contiene quella Carta (e relativo Ordine del giorno, non dimentichiamolo: su quello sì che il sindacato potrebbe e dovrebbe intervenire SUBITO), al di là delle cose che pure non sono condivisibili, è proprio questo: finalmente esiste l’impegno di TUTTI a fare una battaglia comune per la dignità della nostra professione e del nostro lavoro. E invece sono arrivati fuori tempo massimo gli emendamenti del Consiglio Nazionale Fnsi. Mi ha colpito molto il commento di un collega: “Per la prima volta anche il sindacato era vicino a noi nella battaglia per il rispetto del nostro lavoro. Ma ora mi chiedo: come può far rispettare i nostri diritti se non rispetta le decisioni prese all’unanimità dall’assemblea di Firenze? ”. Avevo chiesto a Fnsi, in quella lettera, un impegno concreto per l’applicazione della Carta, varando una sorta di linee guida per le associazioni territoriali, che possono fare segnalazioni su presunte discriminazioni o sfruttamenti all’Ordine della rispettiva regione (il procedimento viene poi avviato dall’Ordine, solo dopo aver ascoltato la persona interessata). In questo modo, forse, il sindacato potrebbe anche ritagliarsi nuovi strumenti di trattativa sindacale per gli autonomi. Sempre silenzio
E ancora: al sit-in con Giovanni Tizian lo scorso 26 gennaio a piazza Montecitorio, “Giornalisti senza tutele, altro che casta”, organizzato dai freelance e collaboratori di stampa romana insieme al coordinamento dei precari di Errori di stampa, la Fnsi non ha dato la sua adesione! Per me è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Eppure, forse iniziative sindacali simili dovrebbero essere svolte a livello nazionale dalla Commissione Fnsi, piuttosto che essere lasciate all’iniziativa di alcuni volontari di qualche regione. Con un lavoro svolto da poche persone in pochi giorni siamo riusciti ad avere un’eco su media e social network – in particolare twitter -, ma anche a livello istituzionale, che forse non abbiamo avuto dopo mesi e mesi di lavoro in Commissione.
Ma purtroppo la Commissione non è messa in grado di operare. Non credo che sia un problema di presidenza ai freelance. Oggi, pur avendo come presidente ad interim il segretario aggiunto – persona competente, concreta e di buona volontà – e come vero presidente il segretario Siddi, la Commissione è bloccata da veti, diffidenze, logiche correntizie o forse scarsa volontà di renderla operativa. Come se i suoi membri, invece di essere delle risorse umane per questo sindacato, fossero i suoi nemici! E allora c’è un problema serio di corto circuito tra il lavoro svolto in commissione e la ricezione di questo lavoro in Fnsi. O semplicemente, come hanno scritto alcuni colleghi, parliamo due lingue diverse che non si capiscono. Di fatto, nonostante le affermazioni di principio, i vertici del sindacato non affrontano con urgenza operativa la “questione” freelance, autonomi e precari. Forse perché non la sentono urgente, non vivendo in prima persona questa condizione umana e lavorativa. Non si può certo raccontare che la giunta Fnsi è impegnata in altre emergenze da affrontare (ieri la rai o i cavilli sulla Carta di Firenze, oggi gli stati di crisi – dove però collaboratori anche storici vengono il più delle volte ignorati, domani le elezioni inpgi) a quei colleghi che non riescono a pagare l’affitto perché avanzano spettanze da mesi, oppure lavorano come schiavi scrivendo 700 articoli l’anno e guadagnando 600 euro al mese. Ma siamo o no giornalisti come gli altri? “Meritiamo” o no pari diritti? Basta parlarsi chiaramente, in completa trasparenza.
Personalmente ho la sensazione che l’impegno, il tempo (sottraendolo al lavoro) e la passione che ci ho messo in questo periodo non abbiano portato a nulla, solo a un senso di inutilità, sfiducia e rabbia, a volte “esplosiva”, contro natura: tutto per reclamare rispetto e dignità…
Comunque, per ora ho deciso di restare in Commissione contratto: voglio ancora sperare che questo sindacato possa riscattarsi in occasione del prossimo rinnovo del Cnlg, adoperandosi fin da ora nelle sedi opportune per creare le condizioni giuridiche e contrattuali affinché anche i collaboratori siano parte integrante del Contratto dei giornalisti. Anche se, devo aggiungere, il punto di partenza non fa certo ben sperare, ovvero la NOMINA dall’alto, da parte della Giunta Fnsi, dei membri della Commissione paritetica sul lavoro autonomo Fnsi-Fieg (in cui per la prima volta gli autonomi si siedono a un tavolo con gli editori), prevista dall’ultimo accordo contrattuale di luglio. Inutile dire che la Commissione lavoro autonomo non è stata consultata, nonostante gli impegni presi nei suoi confronti dal segretario Franco Siddi fin da settembre. Eppure l’art. 41 del regolamento di applicazione dello Statuto Fnsi stabilisce che “l’Assemblea Nazionale ha il compito di integrare con tre rappresentanti le commissioni nazionali per le TRATTATIVE CONTRATTUALI”. Se non ricordo male questi rappresentanti (io, Bekar e Viggiano) sono stati ELETTI lo scorso maggio dall’Assemblea nazionale dei giornalisti autonomi (composta dai giornalisti eletti dalle Assemblee regionali). Ancora una volta non mi sembra che siano state rispettate le regole della democrazia e della trasparenza.
Infine, un’ultima annotazione: non mi risulta – ma forse sono solo poco informata – che Fnsi sia presente con sue proposte concrete nel dibattito in corso nel Paese sulla riforma del mercato del lavoro. O almeno, per quanto riguarda i lavoratori atipici, la Commissione non è stata coinvolta nel dibattito e nelle eventuali proposte. Come hanno affermato Pietro Ichino e altri giuristi e politici nella loro denuncia all’Unione europea sull’ingiusto dualismo del mercato del lavoro italiano (includendo anche la nostra categoria), che viola il principio di parità di trattamento tra i lavoratori previsto da direttive europee, la soluzione di questa discriminazione dovrebbe essere perseguita attraverso una riscrittura dell’intero diritto del lavoro. Nel caso dei giornalisti, essendo gli “atipici” ormai quasi un “non costo” – o comunque di gran lunga inferiore a quello di un contrattualizzato – è sempre più diffusa la tendenza a sostituire i dipendenti che lavorano in redazione con gli “esterni”. Dovrebbe allora essere interesse di tutta la categoria l’introduzione di regole certe a tutela del lavoro autonomo.
Ma il sindacato unitario dei giornalisti ne è davvero convinto?
Mi sembra che questo sindacato abbia perso il senso della realtà, mentre la nave affonda… Se non si rinnova profondamente e immediatamente, non è e continuerà a non essere in grado di dare risposte ai problemi concreti dei colleghi, di TUTTI i colleghi.
Questi i motivi delle mie dimissioni, che avrei preferito illustrarvi di persona.
Comunque auguri di buon lavoro a tutti noi.
Maria Giovanna