Se n’è andata Lisa Lampe, fino all’ultimo il lato ottimista del giornalismo di viaggio.

 

Le tue telefonate cominciavano sempre con uno squillante “Ciao, sono Lisa“. E per questo incipit quasi formulare ti prendevamo bonariamente in giro. Avevi il tono di chi vuol fare una sorpresa o di chi porta una buona novella.
Oggi, infatti, non è arrivata alcuna telefonata. Ma in compenso, per altri canali, è arrivata una notizia cattiva. Anzi, pessima.

L’anno prossimo saranno vent’anni da quel primo “viaggio di compleanno” che suggellò il momento forse più alto dell’avventura associativa cominciata insieme due anni prima e che speravo di festeggiare quest’anno col tuo rientro dopo tante disillusioni. Al sole dell’Oceano Indiano fu un tripudio di risate, scherzi, aneddoti. Ti ricordo sotto un cappellone azzurro di paglia, tra i bungalow. Poi le interminabili discussioni sulla professione, le redazioni, la deontologia. Invidiavo la tua tolleranza e la tua capacità di vedere comunque il bicchiere sempre mezzo pieno, anche se fingevo di criticarlo.

Mi ricordo pure le attese in aeroporto, destinazione Usa, tutti e due con l’acqua alla gola attaccati al portatile per consegnare i pezzi in scadenza, puntualmente in affanno e puntualmente con la valigia pronta, abituati a tutte le acrobazie.

Mi ricordo le passeggiate più recenti, un po’ malinconiche, a pensare ai tempi andati ma ogni volta conclusi da te con le aspettative piene di sogni per un viaggio prossimo venturo, l’ennesimo.
Oggi però, a sorpresa, di viaggi ne hai cominciato un altro, lungo e misterioso. Stavolta non ci hai avvertito dell’imminente partenza. Al contrario, ci hai lasciato stupefatti davanti al fatto compiuto, sbigottiti, smarriti. Perché, sì, non eri tipo da addii ma almeno un ciao avremmo voluto dirtelo.
E invece, nisba.
Ora spero che stia brindando sulla tolda della nave interstellare come tante volte mi hai esortato a fare.
Io però non ne ho molta voglia, anche se accanto ho una bottiglia ormai mezza vuota per scacciare questa maledetta malinconia.
Addio Lisa. Stavolta dire “ciao” è toccato a me, ma il tono non è lo stesso.
PS: scusa la foto, non ne trovo una tua e andare a scartabellare tra quelle cartacee, in questo momento, non è il massimo.