Oggi è una giornata di “pioggia fredda e neve”, come la canzone che, secondo la leggenda, i Grateful Dead stavano suonando quando giunse la notizia della morte di Janis. Così l’aneddoto mi è tornato in mente. Con qualche residuo fastidio per le agiografie del rock and roll.

 

Più il tempo passa e più l’epos del r’n’r diventa stucchevole, anche se poi non si ha mai il coraggio di confessarselo del tutto.

Ogni epoca, del resto, ha le sue agiografie.

Ai miei tempi, ad esempio, la vulgata era diffusa dalla poca e spesso poco informata, per non dire provincialissima, stampa di settore e dai pochi libri disponibili (in italiano pochissimi!), quasi sempre le “enciclopedie“. Alle quali dobbiamo comunque dire grazie se abbiamo appreso quelle basi su cui poi abbiamo sviluppato la conoscenza.

La cosa drammatica di oggi è che, nonostante gli immensi passi avanti fatti in materia di lingua straniera, disponibilità di informazioni e reperibilità di dischi, si continuano a leggere, soprattutto in rete, a firma di presunti o aspiranti esperti su presunte o aspiranti testate specializzate, compitini desolanti zeppi di banalità rimasticate e un po’ ridicole, simili più, stanti i progressi di cui sopra, a temi da terza media che non a (chiamiamoli così) articoli.

Ad esempio non so se sia vera, ed ora non vado di sicuro a perdere tempo a verificarla, ammesso che sia possibile, una leggenda a proposito di Janis Joplin.

Durante la mia adoscenza si diceva infatti che, quando fu diffusa la notizia della sua morte (4 ottobre 1970), i Grateful Dead fossero in concerto al Winterland di San Francisco e stessero suonando, quasi profeticamente, la classica “Cold rain and snow“. Su “Living with the Dead – 20 years on the bus with Jerry Garcia and the Grateful dead”, Scully e Dalton lo confermano.

Sta di fatto che pioggia fredda e neve è ciò che più o meno  sto osservando in questo momento dalla mia finestra.

Così l’aneddoto mi è tornato in mente. E con esso la constatazione di una certa – un po’ malinconica, un po’ nostalgica e un po’ cinica – presa di distanza. Succede quando certe notizie, come un certo mobilio, hanno perduto l’attualità, ma non sono ancora entrate nell’antiquariato. O nel mito.

Così, per dire.