Mi lamentavo (qui) quando si pensava che i giornali fossero teche per affissioni e si ricevevano comunicati “con cortese richiesta di pubblicazione”. Ma oggi che ti chiedono perfino di fare da diffusore molesto di news conto terzi, che si dovrebbe dire?

Sarà che, come dicono in molti, l’informazione è stata trangugiata dalla comunicazione e che, quindi, quasi nessuno – addetti ai lavori compresi – è più in grado di cogliere la differenza.
Sarà che, ormai, la pletora dei comunicatori ha superato per numero e insipenza la categoria dei giornalisti e che, perciò, se ne vedono di cotte e di crude.
Sarà che, tirate le somme, per effetto di quanto sopra ogni cosa tende ad appiattirsi sul marketing esplicito, con buona pace di sottigliezze, cortesie e formalità scriminanti divenute inutili.
Ma finchè il buon Angelo Peretti di InternetGourmet non me l’ha mostrato nero su bianco, ammetto di aver stentato a crederci.
Sia a quello, già surreale, che lui per primo ha denunciato (qui: una guida vinicola lancia un evento di quattro giorni aperto al pubblico, ma “invita” i giornalisti per un giorno solo e uno solo per testata, direttore compreso, forse temendo di perdere incassi), sia a quello che, leggendo l’invito, ho appreso. Ed è anche peggio.
Lo riporto tale e quale: “Gentile Redazione, inviamo il Save the Date e il Comunicato Stampa con cortese preghiera di diffonderlo alla Vs mailing list“.
Come, “diffonderlo alla Vs mailing list”? Da quando le redazioni giornalistiche sono diventate postini o centri di smistamento spam?
Vale la pena di sottolineare che il messaggio che riporto è espressamente rivolto alla stampa (“accredito stampa“, dice l’oggetto dell’email) e non all’universo mondo, quindi non sono possibili equivoci sul senso della richiesta.
C’è altro da aggiungere?
A me pare di no.
E siccome il mittente è direttamente l’editore, e non magari uno studio esterno, neanche si può dire che la colpa è della solita stagista inesperta. No, si vede che la pensano proprio così: considerano la stampa un diffusore a richiesta di comunicati a mailing list precostituite.
Attimo di smarrimento, silenzio in sala.
Poi mi guardo attorno e mi viene pure il dubbio che abbiano ragione.
D’ora in avanti spulcerò con più attenzione la cartellina della posta indesiderata: hai visto mai che qualche collega mi “giri” qualcosa?
Nel frattempo, buon spam a tutti.