L’assise sindacale comincia oggi a Chianciano. Un evento in cui si parlerà di tutto, tranne del convitato di pietra: il libero professionista. Figura ormai sommersa da alias e circonlocuzioni, di cui nessuno pare interessarsi. Ma spunta il “ #freelancemanifesto

Prima è nato un gruppo su Fb, chiamato Italian Freelance Journalists UNITED e varato da Carola Frediani, con lo scopo di “discutere su come migliorare la nostra condizione lavorativa, la qualità del nostro giornalismo e della nostra vita“.
Ne è seguito un dibattito e poi l’idea di un “manifesto” che scolpisse i capisaldi del freelance pride.
Forse è un po’ sintetico e, a mio parere (soprattutto nei punti 9 e 10), pure lacunoso.
Ma ovviamente lo sottoscrivo.
Speriamo che abbia più successo del Censimento dei freelance italiani che varai (qui) nel 2013.
Ecco il documento:

1) Siamo giornalisti freelance e orgogliosi di esserlo: free come in free speech, non come in free beer.
2) Siamo uno dei pilastri del mondo dell’informazione attuale e ancor più del suo futuro, anche se il nostro lavoro non sempre è riconosciuto per quello che è: un misto di competenze, esperienza, contatti, flessibilità, innovazione, capacità di organizzazione.
3) Il nostro lavoro è una risorsa per tutti: per questo va pagato. Bene. E nei tempi previsti dalla legge.
4) I nostri articoli non devono essere stravolti nel contenuto, titolo e contesto in cui sono presentati.
5) Siamo liberi professionisti. L’esclusiva? Va pagata.
6) Siamo collaboratori esterni delle redazioni: la disponibilità quotidiana e la reattività immediata sono un di più che vanno negoziati. Ma abbiamo anche il diritto a essere informati per tempo di decisioni redazionali che possano avere un impatto sul nostro lavoro.
7) Se ci chiedete proposte, idee, progetti, siete liberi di non sceglierli, ma ci aspettiamo una risposta in tempi ragionevoli.
8) I lavori commissionati, consegnati e corrispondenti a quanto richiesto vanno pagati anche se per vostri motivi decidete di non pubblicarli. E vogliamo sapere in anticipo il compenso di un lavoro.
9) Abbiamo diritto al rimborso delle trasferte. E a una copertura legale da parte delle testate per cui lavoriamo.
10) Abbiamo diritto a ferie, malattia, maternità, pensione: purtroppo oggi questi diritti per noi, come per molti altri lavoratori freelance, sono una chimera. Vogliamo impegnarci perché non sia più così.