In vista dei ballottaggi per i vertici dell’Ordine dei Giornalisti si riaccendono le luci sulla picchiata dell’ente di previdenza e le manovre in atto per allungare l’agonia. Ma i candidati che ne pensano?

 

I riflettori sull’agonizzante istituto di previdenza dei giornalisti, l’Inpgi, e su quello che l’Inpgi considera più o meno surrettiziamente una sua appendice, diciamo meglio un salvadanaio-proprietà privata, cioè l’Inpgi2 (la – sanissima, però – cassa degli autonomi, cioè del 70% dei giornalisti e dei produttori di contenuti giornalistici in Italia), si riaccendono ciclicamente, ogni volta dando segnali sconfortanti di un ulteriore gradino percorso verso gli inferi della bancarotta.

Stavolta tuttavia, quando si dice la malasorte!, la riaccensione è concomitante con la campagna elettorale per i ballottaggi per il rinnovo dei vertici dell’OdG, previsti col voto elettronico per i prossimi 3 e 4 novembre (e per il 7 in presenza).

Sarebbe cosa opportuna e giusta se, approfittando dell’occasione, i candidati riesplicitassero in modo chiaro il loro pensiero sulla questione Inpgi e Inpgi2, che potrebbe costituire da un lato un’importante motivazione di voto, dall’altro uno scripta manent da mettere in archivio a futura memoria.

Non perchè, sia chiaro, un eletto abbia un potere d’influenza diretto ed effettivo sui destini dell’ente o sulla soluzione del problema, ma perchè, per l’elettore, capire fino a che punto uno che si candida è consapevole della questione può essere utile a scegliere.

Coraggio, cari colleghi, chi comincia?