Scontro frontale tra l’Odg “istituzionale”, presieduto da Enzo Iacopino, e le truppe cammellate del web über alles. Tutto per colpa di un’affermazione un po’ incauta del primo, presa troppo male dai secondi. Con tanti saluti al buon senso.
Devo premettere che, in genere, non mi piacciono i vestalismi un po’ isterici che, a pro di chiunque siano praticati, trasformano qualsiasi dibattito in una guerra ideologica combattuta a colpi di indignazioni, ipersuscettibilità, iperciliosità, ipersensibilità e svenevolezze dialettiche (quando non strumentali) connesse.
Ecco perchè non mi sono scaldato più di tanto nella pur roventissima questione esplosa giorni fa dopo un’uscita forse politicamente un po’ incauta, ma secondo me in buona fede (il che non significa giusta), dell’OdG a proposito di un’internet che può nuocere al “giornalismo ragionato della carta stampata”.
La faccenda ha assunto proporzioni polemiche notevoli anche perchè suscitata in un contesto a sua volta, in questi giorni, caldo: la formazione obbligatoria dei giornalisti e il corso deontologico on line offerto agli iscritti dall’Ordine medesimo. Corso tra i quiz del quale compariva per l’appunto, come risposta “giusta“, la citata affermazione.
Vi rimando qui per la cronologia degli eventi e degli insulti, a cui potrete risalire anche spippolando sulle pagine FB dei vari soggetti interessati.
Ecco invece la scaturigine del conquibus.
Il test recita: “Il giornalismo ragionato e d’approfondimento della carta stampata.
Scegli un’alternativa:
– rischia di essere indebolito dal primato della cultura di Internet
– si rafforza nonostante la diffusione sempre più ampia degli strumenti informatici
– non subisce alcun effetto conseguente allo sviluppo delle tecnologie e di Internet“.
Come risposta corretta è indicata la prima.
Dov’è lo scandalo?
Nel fatto che, come paradigma di giornalismo “ragionato”, sia posta la carta stampata.
Se questa non fosse stata menzionata, il quesito sarebbe risultato anodino e chiarissimo. Scultoreo di una verità incontrovertibile, anzi due: 1) la velocità di reperimento e pubblicazione di per sè non è sinonimo di una veridicità più “vera” o fresca, bensì spesso del contrario e 2) il web è una fonte e, come tutte le fonti, il giornalista che da lì attinge è tenuto a verificarle, siano le notizie destinate a essere pubblicate su carta che on line.
La questione insomma mi pareva semplice, se letta attraverso il buon senso.
Le vestali del web hanno invece inteso la cosa (in ciò forse giustamente) come sintomo di palese impreparazione, scivolando però presto, con toni da lesa maestà, verso l’inaccettabile preconcetto o, addirittura, insinuando la malevola intenzione ordinistica di orientare in senso passatista la formazione dei giornalisti.
L’OdG gli ha risposto a sua volta in modo piuttosto scomposto, accusandoli di fare “demagogia accattona” e facendosi anch’esso guidare, mi sembra, più da una logica di schieramento che di argomenti (logica peraltro da cui probabilmente neppure gli altri erano del tutto immuni).
Io invece resto dell’opinione che il paraocchi sia la peggiore iattura dell’umanità (giornalisti compresi) e che gli isterismi ipersuscettibili di chiunque mi stanno sulle palle.
Come la politica che, temo, sia il reale motore di tutto questo litigare.