Fortunato Depero - La Rissa

Dopo mesi di pace finta e di dispetti veri, culminati con “emendamenti” a scoppio ritardato sulla Carta di Firenze proposti dal sindacato e respinti dall’Ordine, esplode la guerra tra le due istituzioni: dove la prima, assenteista, non tollera le invasioni di campo della seconda. E viceversa.

L’avevamo detto: tirava una brutta aria e quei “sette anni” di periodo transitorio proposti per la piena entrata in vigore della riforma dell’Ordine dei Giornalisti avevano un profumo menagramo.
Fatto stà che il Consiglio Nazionale di oggi ha visto esplodere una clamorosa (ma da temo covante) rissa verbale tra il presidente dell’OdG, Jacopino, e i vertici del sedicente (visto che rappresenta solo una minoranza dei giornalisti) sindacato unitario.
Ieri sera, dopo una giornata pesante di scontri ed agguati strumentali tra le varie fazioni, l’Fnsi se n’è uscita con questo comunicato:
La Giunta Esecutiva della Federazione Nazionale della Stampa considera di estrema importanza l’opportunità che si giunga finalmente a una radicale riforma della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti. Chiede al governo di introdurre senza barriere di censo la via di accesso alla professione attraverso un percorso privilegiato universitario di secondo livello e comunque di formazione obbligatoria, prevedendo gli opportuni sostegni che consentano a tutti, e non solo ai più abbienti, di abilitarsi alla professione attraverso un esame di Stato. Ricorda che il praticantato giornalistico, nella sua principale declinazione attuale, ha una garanzia regolata dal contratto nazionale di lavoro della categoria in tutti i suoi aspetti economici, normativi e formativi nel rispetto della legge. Criteri di altrettanta garanzia e tutela dovranno essere previsti dalla nuova normativa.
La Giunta ritiene che la separazione dell’attività disciplinare, affidata ad appositi collegi, prevista dalla recente normativa, possa avere un impulso positivo sul controllo deontologico sulla professione, di vitale importanza a tutela del diritto dei cittadini ad essere informati correttamente. I principi deontologici non dovranno essere decisi da poteri esterni all’autonomia professionale.La riforma dell’Ordine dovrà certamente prevedere una adeguata disciplina transitoria tra l’attuale suddivisione in elenchi e i futuri criteri di iscrizione e permanenza nell’Albo, che non potranno prescindere dal rispetto dei principi dell’adeguata retribuzione e della correttezza delle posizioni contributive. Questa deve anche essere l’occasione per una reale revisione degli elenchi, così da escluderne coloro che non svolgono alcuna attività giornalistica retribuita
”.
Traduzione: non condiviadiamo quasi nulla di quano sta emergendo in Consiglio Nazionale dell’OdG in materia di riforma della professione.
Il presidente Enzo Jacopino ritiene quanto sopra una intollerabile invasione di campo (giustamente, ma forse sarebbe stato opportuno se ne ricordasse anche quando con la Federazione ci è andato a braccetto invocando l’unità di visione e di intenti delle istituzioni giornalistiche) e risponde con una comunicazione tanto piccata da suonare come un’esplicita dichiarazione di guerra:
Non è il sindacato che deve indicare come si riforma l’Ordine”: così il presidente dell’Odg in apertura di Consiglio: “La proposta Fnsi, un volgare tentativo di intimidire il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Il documento della Giunta esecutiva Fnsi, diffuso per agenzia mentre noi eravamo riuniti qui per parlare proprio della riforma, è una delle volgarità maggiori alle quali io abbia mai assistito tra organismi di categoria. E una vendetta trasversale nei confronti del Consiglio Nazionale Odg che non accolto tre surreali emendamenti proposti alla carta di Firenze strumentalmente approvati, uno dei quali imponeva ai consigli Regionali come procedere. Una carta, quella di Firenze che pure è stata costruita in totale sintonia con la Federazione; gli emendamenti erano tanto surreali che gli stessi delegati della Fnsi a costruire la carta di Firenze ne hanno preso le distanze. In quest’ultimo anno ho fatto di tutto per tenere uniti gli organismi di categoria, ma ritengo sia chiaro che non siamo pilotabili. Non parteciperò a nessuna delle manifestazioni promosse dalla Fnsi fino a quando la giunta non farà un pubblico documento di scuse per questa volgarità“.
Bum!
Sapete che vi dico? Era ora che l’ipocrisia finisse. Ed era ora che i due pilastri del sistema, uniti solo nel nome di un ecumenismo peloso che in fondo è una delle cause profonde della crisi che sta uccidendo la categoria, prendessero reciprocamente distanze ormai innegabili.
Non ho simpatia per l’Ordine, lo dico chiaramente. E gli attribuisco responsabilità precise.
Nulla però in confronto a quelle di un sindacato assenteista, che si arrocca da sempre a difesa di un fortino, quello dei contrattualizzati, in progressiva ritirata, mentre il 70% del giornalismo e il 70% del pubblicato sono in mano agli autonomi. Cioè a coloro i quali l’Fnsi si ostina a far finta di non (o forse non sa, o forse ormai non può: ma sarebbe anche peggio) vedere.