Prima delle feste mi ero fatto un bell’elenco di libri buoni da segnalare e da regalare, ma siamo andati in black out per un mese. Ora mi trovo a dover smaltire in fretta la recensione di ottimi volumi. Come questi due sulla birra.

Oltre agli immaginabili travasi di bile e alle spese connesse, il black out bloggistico da noi subito da fine novembre ai primi dell’anno ha provocato parecchi altri danni. Tra questi, l’accumulo di eccellenti argomenti su cui scrivere. Inclusi copiosi libri che adesso, per non sprecare l’opportunità, mi devo affrettare a recensire.
Il primo, che giaceva sulla mia scrivania da qualche mese, è “La birra in tavola e in cucina“, dell’amico e collega Leonardo Romanelli (2013, Mondadori, 145 pagine, 16.90 euro). Pubblicato da un editore importante, con formato ipo manuale da cucina, carta pesante da pane e robusta copertina cartonata, è il classico libro da tenere sullo scaffale della cucina, pronto all’uso. Anche perchè è, in sostanza, una raccolta di ricette: cento, per la precisione (“originali“, specifica l’autore), e tutte ovviamente a base di birra. Per ognuna, oltre agli ingredienti, sono indicati i tempi di prepazione e di cottura. Scandite secondo la classica progressione tra antipasti, primi, secondi (di carne e di pesce) e dessert, sono precedute da un’utilissima tabella degli abbinamenti cibo-birra e da una sintetica ma molto ben fatta introduzione sulla birra medesima (storia, come si fa, stili birrari, come si beve). Chiude una corposa sezione delle ricette birrose di alcuni celebri chef (Matia Barciulli, Moreno Cedroni, Aurora Mazzucchelli, Marco Stabile e Sergio M. Teutonico). In definitiva un libro simpatico, agile, ben fatto e senza fronzoli.
Il secondo è un volume molto diverso, anche se pur esso si conclude con una ventina di intriganti ricette e, alla fine, si presta a un uso più da guida che da scaffale: “La birra in Alto AdigeCronaca dell’arte birraria fino ai birrifici artigianali dei nostri giorni“, scritto da Roman Drescher e Wolfgang Dieter Speckmann (2013, Raetia editore, 150 pagine, 15 euro).
E’ un libro da leggere, da sfogliare e da gustare. Sia per il godibilissimo e raffinato impaginato, ricco di foto d’epoca e a colori, sia per la bella carta e la grafica, sia per l’accurata ricerca storica di cui è frutto.
Il volume ripercorre infatti tutta l’evoluzione della tradizione birraria altoatesina, fin dai primordi medievali, attraverso la storia delle birrerie – grandi e piccole – che nel volgere degli ultimi secoli hanno visto la luce sul territorio del Sud Tirolo, per giungere all’oggi. Cioè alla realtà degli otto birrifici artigianali che attualmente costituiscono il fiore all’occhiello della provincia e che sembrano destinati a rinnovare i fasti di un consumo locale, radicato e popolare.
Per ognuno di questi c’è una breve storia, una preziosa scheda di informazioni pratiche (indirizzo, chiusura, orari, tipi di birra prodotti, riconoscimenti ricevuti, etc) e una divertente microintervista al mastro birraio, compresa la data dell’ultima sbornia.
Nota finale importantissima: pur ovviamente scritto in origine in tedesco, il libro è tradotto in un italiano eccellente.
Non posso che chiudere con una divertente poesiola rintracciata proprio tra le pagine del volume e che fotografa alla perfezione il suo spirito, in fin dei conrti, gaudente . E’ del poeta umoristico tedesco del 1800 Wilhelm Busch e dice: “Siamo come dei lampioni / quando inizia a far buio / il nostro olio è la birra scura / ne beviamo fino a mattina / e diffondiamo luce chiara e splendente“.