E se arrivasse Giove Pluvio a raffreddare i bollenti spiriti che dividono i contradaioli dai contestatori preannunciati a Siena il 16 agosto, giorno della Carriera? O la minaccia del maltempo è la scusa dei secondi per evitare lo smacco di una modesta partecipazione?

Piove, Palio Ladro? O tanto tuonò che alla fine piovve davvero? Oppure Giove Pluvio sarà più la scusa per un’elegante ritirata che una minaccia concreta, diretta o indiretta, agli agguerritissimi animalisti?
Nella guerra psicologica in atto da settimane tra il mondo paliesco e quello delle associazioni antipalio da oggi s’è affacciato un terzo incomodo che alla fine potrebbe tornare comodo: il meteo. Che per il 16 agosto, giorno della Carriera dell’Assunta, preannuncia procelle.
Procelle le quali, secondo i promotori della manifestazione, potrebbero aggravare i pericoli a cui i manifestanti sarebbero esposti e dai cui, secondo fonti non meglio individuate, le autorità di Pubblica Sicurezza non sarebbero in grado di offrire loro adeguata protezione.
Lo riferisce (qui), insinuando nemmeno troppo velatamente anche l’ipotesi che si tratti del pretesto per un commodus discessus, la sempre ben informata Agenzia Impress di Siena: “Il dato appare in sè di forte allarme, poichè vi è da considerare che per la giornata del 16 agosto si prospetta, a motivo delle condizioni metereologiche avverse, la possibilità che il Palio non abbia luogo» dice l’agenzia riportando una comunicazione che l’avvocato Alessio Cugini, legale di Enrico Rizzi, capo Segreteria Nazionale del Partito Animalista Europeo, avrebbe inviato oggi alla prefettura senese, specificando che “ciò farebbe sì che i facinorosi infiltrati fra gli spettatori della manifestazione riversino la loro frustrazione sui manifestanti, dando così concreto seguito alle minacce sino ad oggi prospettate».
Insomma hanno paura di buscarle. Ohibò: mica solo dai frustrati però, ma proprio dagli infiltrati. I colorful block palieschi!
Tanto per mettere le mani avanti, nella nota si spiega anche che “si stenta a credere che non si riesca ad allestire un servizio di sicurezza in grado di garantire l’incolumità dei manifestanti” e che “se così non fosse, e si dovesse ritenere che le minacce dei vari esagitati siano di fatto ingestibili, sono con la presente a richiedere di ricevere, al più tardi entro la giornata di domani, immediata comunicazione dell’impossibilità di svolgere la manifestazione“.
Entro domani? Minacce di esagitati?
Potrà anche darsi che da parte di qualche singolo la minaccia ci sia stata, impossibile arginare tutti i senesi che hanno il sangue caldo in questi giorni, ma le notizie che fino a ieri filtravano da Siena erano casomai opposte: si respirava un’atmosfera (magari indotta o suggerita, questo è possibile) di olimpica indifferenza verso la protesta, della quale si preannunciavano peraltro dimensioni già esigue rispetto al gran clamore mediatico sollevato.
Sottolineo che considero la manifestazione animalista autorizzata in città un errore assoluto. Per molte ragioni.
Quella più evidente è l’effettivo potenziale incendiario della concomitanza con l’evento che, meteo e numeri a parte, da dimostrativo potrebbe sì diventare bellicoso. E’ proprio per aggirare questo rischio che la prefettura avrebbe indicato come luogo l’estrema periferia cittadina e un orario (14-20, cioè prima in piena canicola e poi con tutto il mondo con gli occhi in Piazza del Campo) perfetti per garantire il disinnesco di possibili “contatti” tra opposte fazioni. Insomma una sorta di saggia neutralizzazione preventiva giustificata da ragioni formali. Scelta perfetta in ottica prefettizia.
Ma questi mi paiono i difetti minori della decisione.
Cominciamo a dire che nessuno nega il diritto delle associazioni a manifestare e il diritto dei senesi a difendere la loro tradizione.
Il punto è che si tratta di posizioni fra loro inconciliabili, per effetto di pregiudizi assoluti che certamente non si possono superare col “dialogo“: la prima dipinge il Palio come l’occasione per un massacro gratuito di cavalli innocenti, la seconda la difende non solo come una manifestazione di alto livello cultuale e antropologico, ma anche come espressione del massimo amore e tutela possibile per gli animali.
Se ognuna delle due tesi ha qualche punto debole, su uno non si discute: sono mondi che non si parlano.E allora che senso ha far manifestare uno in casa dell’altro?
Esistono poi livelli diversi di percezione della contrapposizione.
I contradaioli, forti di tradizione e di passione, si sentono sicuri di sè, forse anche troppo. Al punto da snobbare (dissimulando chissà anche un po’ l’inquietudine) la protesta subita in casa propria e l’onta consueguente. E questo è, al tempo stesso, una fortuna e una condanna.
Poi ci sono le istituzioni contradaiole e cittadine che, ognuna con ruoli diversi ma anche con parecchi punti di convergenza e di sovrapposizione di funzioni, su un piano meno istintivo e più politico percepiscono bene, invece, le crepe che l’organizzazione a Siena della prima manifestazione ufficiale antipalio potrebbero aprire nel sistema, anche in chiave mediatica e di consenso generale.
La prefettura e gli organi di PS si pongono nell’ottica ulteriormente diversa, detta sopra, di dare un colpo al cerchio della sicurezza e un altro alla botte della senesità più inviolabile.
Difficile dire che succederà, se gli animalisti non vedranno rispettato l’ultimatum lanciato per domani.
C’è chi prevede che andrà tutto liscio, anche per effetto della lunga preparazione che, sotto traccia, l’ambiente paliesco avrà messo certamente in atto onde evitare di offrire alla controparte pretesti e argomenti. Non escludo in proposito – sono supposizioni mie, ma non ci troverei nulla di strano – sia ordini di scuderia diramati alle contrade e tra le contrade partecipanti, sia l’adozione da parte dei capitani di criteri ad hoc per una scelta dei cavalli meno rischiosa possibile in termini di possibili infortuni.
Innegabile del resto che una carriera senza incidenti nè prima tra manifestanti e contradaioli, nè dopo agli animali durante la corsa, sarebbe un gran colpo messo a segno dai difensori del Palio. E che una corsa rimandata per pioggia di un giorno o due smorzerebbe umori, tensioni e attenzione mediatica.
Da parte loro, per come si sono messe le cose anche gli animalisti hanno molto da perdere. Dopo anni di rumore e di attacchi a orologeria, un Palio privo di accadimenti contestabili e soprattutto una partecipazione numericamente scarsa potrebbero essere un colossale boomerang per il movimento.
Qualcosa mi dice insomma che i due partiti potrebbero trovarsi insieme, domani sera, a ballare la danza della pioggia. E poi ci sarebbe un lungo inverno paliesco per riprendere il discorso.