La differenza tra un Palio bellissimo e uno leggendario è abissale.
I Palii sono quasi tutti belli e spesso bellissimi, tranne ovviamente, a ragioni opposte, che per chi li perde male o per chi li vince.
Ma i Palii leggendari sono rari.
Sono quelli che anche dopo trent’anni e sessanta edizioni e più ti ricordi ancora nei dettagli, nei colori, nelle istantanee, nei momenti topici. Di cui risenti l’adrenalina e la catarsi come se fossero oggi.
Quello vinto ieri dalla Selva con lo scosso Remorex (e io non sono della Selva) è uno di questi.
Non solo per il fotofinish, una pazzesca questione di veri centimetri che per attimi interminabili ha tenuto tutti in sospeso, ma soprattutto per ciò che è successo prima.
Non ho memoria infatti, mi scuseranno gli storici della materia, di un cavallo scosso che, nell’arco di un giro recupera tre posizioni e vince.
E come, le recupera!
Dapprima restituendo con una incredibile traiettoria interna la parata che il Bruco gli aveva inflitto, ancora col fantino in groppa, al giro precedente e passando in un colpo solo due avversarie prima dell’ultimo San Martino. Poi arginando il rientro furioso di queste nell’ultima spianata prima del Casato percorsa a drappello compatto. E infine – capolavoro assoluto d’istinto umanoide – passando all’esterno, lungo una sottile linea invisibile, astuta, defilata, quasi diabolica, il Bruco e l’Aquila ormai in lotta tra loro per la vittoria, tanto da presentarsi a pochi metri dal traguardo, pressoché di sorpresa, già a fianco dello sbigottito Bruco, e da resistere perfino alle ultime disperate nerbate inflittegli sul muso dal fantino rivale a pochi passi dal traguardo, spennacchiera contro spennacchiera sul filo di lana, in un gioco di allineamenti e di prospettive che ha tratto in inganno molti, compreso un Bruco arrivato a nerbo alzato.
Che Palio indimenticabile!
Nei miei ricordi, solo il testa a testa tra i due scossi Benito e Pitheos del 16 agosto 1989 regge il confronto.
Ma sono passati trent’anni tondi.
Appunto.
E Benito aveva i colori del Drago, cioè i miei.