Oggi a San Gimignano, la sua città natale, ricordano lo storico dell’arte Gabriele Borghini, già Soprintendente ai Beni Artistici di Siena, Arezzo e Grosseto, scomparso nel 2013.
Grazie a Cecilia Alessi, che ce lo presentò, io e mia moglie abbiamo avuto il privilegio di essergli amici e di averlo spesso ospite a casa nostra, nella campagna profonda, dove gli piaceva venire e dove, credo, si sentisse un po’ di famiglia.
Era un conversatore squisito, una persona di grande modestia e sensibilità, non priva tuttavia di un acume e di un’ironia che sapeva usare con maestria. Era dotato anche di un gusto innato, che si rispecchiava nei suoi regali, oggetti sempre scelti con cura ed occhio attento.
Era pure un buongustaio. Gli piaceva l’aspic che Daniela gli preparava e veniva a trovarci con la scusa formale di far visita alle nostre tre cucciole, che osservava dalla finestra della sala da pranzo.
Fu da noi per il Natale del 2009. Dopo l’abbuffata tutti ci mettemmo in salotto davanti al caminetto, ove a poco a poco la conversazione si spense per lasciare il posto ai sospiri ritmati del sonno. Per distrazione avevo dimenticato aperto lo sportello del termocamino e al risveglio ci ritrovammo, tra le risa, tutti coperti da un sottile velo di fuliggine, quasi fosse neve.
Gabriele ricambiava i nostri inviti ospitandoci fuori stagione nella sua bellissima dimora di San Gimignano, una casa piena d’arte, che raggiungevamo passeggiando per le strade non ancora piene di turisti.
Poi lui andò in pensione e tornò a Roma, sua città d’elezione, così ci perdemmo un po’ di vista, complici anche una serie di spiacevoli vicende personali sue e nostre.
Seguirono messaggi, qualche telefonata, le reciproche promesse di vedersi. L’ultima, nel marzo del 2013.
Lui mancò il 4 luglio di quell’anno e legò al Magistrato delle Contrade della città di Siena i 20mila volumi della sua biblioteca, con l’onere di formare una Biblioteca delle Contrade – Fondo Gabriele Borghini.
In questo giorno a lui dedicato e col Natale che si avvicina, anche i ricordi corrono e gli oggetti ti guardano un po’ malinconici, suoi doni compresi.