E’ tempesta attorno ai finti paesaggi toscani usati dalla regione per la nuova campagna di promozione turistica, sconfessati dallo stesso governatore: che ora invoca addirittura un codice di autoregolamentazione per i professionisti della comunicazione.

Che quella sequenza di immagini kitsch (qui) non fossero piaciute nemmeno a lui, il governatore della regione che pur le ha commissionate, era chiaro fin da ieri. Quando, con i toni soft dell’ironia, Enrico Rossi era planato sul suo profilo FB parlando a chiare lettere di una “Toscana taroccata” contrapposta a una Toscana bella “così com’è“.
Ma nella notte la cosa deve aver preso una brutta piega e devono essere fischiate parecchie orecchie se, alle 16.32 di ieri, l’agenzia di stampa regionale se ne esce con un comunicato in cui il capo in persona annuncia la sua proposta di istituire “un codice per tutelare l’immagine del paesaggio toscano”.
Ecco il testo, papale papale:
Un codice di autoregolamentazione, linee guida a cui conformarsi e con cui dare indicazioni ai professionisti della comunicazione, senza comprimere in alcun modo la creatività e la libertà di espressione. E’ questa la proposta del presidente Enrico Rossi discussa e condivisa oggi dalla giunta regionale, che ha affrontato il caso della campagna promozionale “Divina Toscana“. A stilare il codice sarà una commissione di esperti, che verranno chiamati a titolo gratuito.
‘Anche in questo campo – ha detto tra l’altro il presidente Rossi – la Regione è tenuta a un meccanismo di assoluta trasparenza, la giunta ha solo deciso di dare il via al progetto di promozione, poi è stata fatta una gara e la campagna che se l’è aggiudicata si farà, non c’è bisogno di bloccare o ritirare nulla. Oggi non ci sono signori rinascimentali o papi che decidono gli artisti da chiamare alla loro corte. Ho però rivendicato la mia opinione, perché ho valutato che la campagna stride con il lavoro che stiamo facendo sul paesaggio toscano, per tutelarlo e arginarne la mercificazione. E’ una materia delicata – prosegue Rossi – su cui ci sono e ci saranno dibattiti e polemiche. Non so se questa campagna sarà efficace sui mercati internazionali. Staremo a vedere. Ma è chiaro che ha interferito con un ambito di grande sensibilità. Penso alla reazione dei cittadini, molti dei quali l’hanno rifiutata, dicendo che la Toscana è più bella della foto ritoccate. Per questo penso che l’idea di un codice, a cui potrebbero conformarsi liberamente e spontaneamente anche altri, potrà aiutarci
‘.
Aldilà del politichese, una bella bastonata, non c’è che dire.
Viene però da chiedersi se le immagini di questa sventurata campagna, prima di essere approvate, siano mai state, chissà, visionate da qualcuno, appena appena soppesate, o se tutto è avvenuto senza controlli, senza un imprimatur.
Insomma: ci sarà un responsabile. O no? Mica per punirlo, solo per chiedergli lumi.
Quella del paesaggio è del resto (a volte giustamente e a volte meno), una delle preoccupazioni ricorrenti dell’amministrazione regionale toscana.
Che già una quindicina di anni fa propose di istituire sul paesaggio medesimo una sorta di copyright, per riscuotere i diritti da chi, a scopi commerciali, facesse uso di foto che ritraevano le bellezze monumentali e paesaggistiche della patria di Dante.
Ma a quei tempi non esisteva ancora photoshop