Ieri sera l’assemblea dei soci del Consorzio ha respinto a maggioranza di 2/3 la contestatissima proposta di modifica del disciplinare del Rosso. Il Presidente, sconfitto, ostenta fair play, mente si profila l’ora di alcuni regolamenti di conti. Tutti nel nome del marketing…

Mah! Nei giorni scorsi avevo accuratamente evitato di commentare gli stucchevoli e ambigui boatos provenienti dalla città del Brunello, immancabilmente intrisi di ideologismi aprioristici, e mi ero tenuto alla larga da una questione che mi è (si può dire? Ma sì, diciamolo!) venuta molto a noia.
Sono tra quelli che pensano che, in ogni circostanza, ognuno ha il diritto di farsi male da solo e che anzi soltanto in questo modo si capirà la lezione. Ragion per cui avevo lasciato che i produttori ilcinesi, dòmini assoluti del destino dei loro vini, decidessero per il futuro del loro Rosso, la doc di ricaduta del più importante Brunello, ciò che ritenevano meglio. Sangiovese al 100%, come attualmente previsto dal disciplinare, o un taglio coi cosiddetti “vitigni migliorativi”?
Sia chiaro: una mia opinione ce l’avevo e ce l’ho. E cioè che un allargamento delle uve ammesse per la produzione del Rosso di Montalcino avesse tutte le caratteristiche per fungere, anche evitando non impossibili furbate, da cavallo di Troia ad una futura internazionalizzazione della docg principale. Che poi sarebbe stata un preoccupante ritorno al passato. Proprio quel passato che di recente ha comportato per la comunità vinicola del ridente borgo toscano tanti guai, scandali e dolori.
In ogni caso, alle ore 21.01 – ovvero quando di solito i giornali sono in chiusura, ma non i blog e i periodici – arriva un comunicato ufficiale del Consorzio del Brunello, che riporto integralmente: “Montalcino 7 Settembre 2011 – L’Assemblea dei produttori riuniti nel Consorzio del Brunello di Montalcino convocata questo pomeriggio ha respinto la proposta di modifica del disciplinare della DOC Rosso di Montalcino.
Come sottolineato dal Presidente Ezio Rivella “è stata una decisione molto dibattuta e sofferta che evidenzia il forte coinvolgimento dei produttori riuniti nel Consorzio e che lascia assolutamente intatti la peculiarità ed il valore di una Doc di altissimo profilo internazionale. Il cambio di disciplinare del resto era tra i punti da esplorare sul mandato del nuovo Consiglio che comunque sta portando avanti un rilevante progetto di marketing – denominato Montalcino 2015 – per anticipare gli effetti dei cambiamenti sui mercati internazionali e proiettarci nei prossimi dieci anni
”.
Bene. Scampato pericolo, diranno alcuni. Occasione perduta, diranno altri. Dibattito, lite, dialettica, confronto? Solo chi c’era lo sa. Resta il fatto che l’assemblea, convocata in un periodo abbastanza irrituale come la vendemmia e contestata con argomenti catastrofistici altrettanto fantasiosi, si è conclusa in un nulla di fatto.
Tutto a posto, tutto ok allora?
No, io credo il contrario. Credo che le spaccature siano profonde, la guerra in pieno corso, le idee parecchio confuse e i rapporti tra fazioni ai limiti dell’ingestibile. Uno scontro tra blocchi di interessi contrapposti a cui, sconfortati, i giornalisti possono solo assistere. E che non esclude guerre tra bande, strategie mediatiche, messa in campo di alleati e conoscenti. Del resto è vero che la mozione è stata bocciata dai due terzi dei votanti (in segreto), ma è anche vero che i voti non solo contano, ma “pesano“. E a me pare che quel terzo di favorevoli non fosse tale, ma ben più ristretto, in base alle dichiarate “intenzioni di voto”. Quindi il partito non dev’essere tanto debole.
Da parte mia, posso ormai solo esprimere una certa insofferenza. Se i cosiddetti “mercati” reclamano il Brunellot e il Rossot, perché i produttori non dovrebbero darglieli? Sono loro che pagano e rischiano, mica io.
Io mi limito a dire che il Brunello e il suo (assai meno originale ed antico, ammettiamo anche questo) fratello minore Rosso di Montalcino mi piacciono se fatti col 100% di Sangiovese grosso. Per una questione di personalità, se non altro. Ma se qualcuno, anzi la maggioranza, amasse i vini fatti con lo stampino, faccia pure: potrò sempre evitare di berli e troncare alla radice ogni questione. Magari scrivendolo. Perchè scripta manent, a futura memoria di chi cambia troppo facilmente e opportunisticamente opinione.