All’anteprima 2015, la tradizionale degustazione didattica in Sala Dante a San Gimignano ha messo di fronte il bianco locale e quelli della Cote Chalonnaise. Ma, per la prima volta, tutto si è svolto alla cieca. Un’esperienza da ripetere.
Non ho mai fatto mistero di ritenere la degustazione comparativa tra Vernaccia e altri bianchi internazionali che si tiene ogni anno all’ombra degli affreschi di Lippo Memmi nella Sala Dante del palazzo comunale di San Gimignano, uno dei momenti più interessanti e azzeccati, se non il migliore in assoluto, della tradizionale settimana delle “anteprime” vinicole toscane.
La ragione è presto detta: non si tratta di un evento autocelebrativo, ma didattico; è un appuntamento che mette in parallelo e confronta, ma non punta a individuare dei vincitori; è una degustazione promozionale che non ha mai scelto però, per il vino di casa, un antagonista “comodo” o poco originale.
Aggiungo che l’occasione offre spunti di approfondimento e di conoscenza non comuni, grazie alla scelta molto attenta di produttori e relatori.
Bene, ho il piacere di dire che quest’anno la scelta è stata particolarmente felice.
Felice perchè l’alter ego della Vernaccia erano i bianchi della Cote Chalonnaise, il versante meno noto della Borgogna. Felice perchè il relatore Armando Castagno è stato oggettivamente inappuntabile per competenza, chiarezza, completezza e sintesi. E felice, anzi felicissima, perchè per la prima volta la formula dei 6 (Vernaccia) contro 6 (stranieri) è stata fatta del tutto alla cieca. Senza preamboli nè chiacchiere in corso di assaggio. Dodici bicchieri davanti e silenzio in sala.
E così, finalmente, si è potuto misurarsi nell’unico modo esistente al mondo per garantire imparzialità della mente e dei sensi. E degustare senza interferenze.
Come sempre in questi casi, l’esperienza è stata illuminante: convinto di conoscere la Vernaccia bene quanto basta a saperla comunque distinguere a colpo quasi sicuro, ho trovato l’impresa ben più ostica del previsto, riuscendo alla fine a individuare solo 8 campioni su 12. E traendo da successivo riassaggio nozioni e impressioni importantissime.
Segno che, agendo senza schermi nè pregiudizi, ci sarebbe anche parecchio da riscrivere su molte valutazioni a volte troppo sbrigative, su certi toni un po’ accondiscendenti e su alcuni luoghi comuni che, nella cecità del blind tasting, sono destinati a andare in briciole.
Chapeau dunque a Castagno e al Consorzio per aver avuto il coraggio di fare queste scelte, mettendosi in gioco e consentendo a noi di fare altrettanto.
E ora sotto con l’edizione 2016 delle anteprime, quelle del 50° della Doc Vernaccia.
Ecco i vini degustati in ordine di servizio:
– Vernaccia 2011 Podere Canneta
– Bouzeron 2012 Domaine Aubert et Pamela De Villaine
– Givry Blanc en Veau 2013 Domaine Joblot
– Vernaccia 2013 San Quirico
– Vernaccia 2013 Fiore Montenidoli
– Vernaccia 2013 Vigna a Solatìo Casale Falchini
– Givry Blanc Clos des Vignes Rondes 2012 Domaine Francois Lumpp
– Mercurey Blanc Les Caudroyes 2012 Louis Max Domaine de la Marche
– Rully Blanc en Villerange 2012 Domaine Claudie Jobard
– Vernaccia 2013 Vigna in Fiore Ca’ del Vispo
– Vernaccia 2012 Campo della Pieve Il Colombaio di Santa Chiara
– Montagny 1er cru Les Montcuchots 2011 Domaine Feulliet-Julliot