Ridicolo ping pong mediatico, a colpi di falsi equivoci e di calcolate smentite, tra il ministro per il turismo e il primo cittadino Maurizio Cenni. I quali, con uguali e contrarie finalità, tirano per la giacchetta la carriera senese e ne usano l’indubbio appeal per attirarsi visibilità e consensi. Il tutto tra argomenti capziosi, bassa demagogia e spudorato populismo. E la stampa non esita a ricamarci.

Il giochino era chiaro fin dall’inizio, ma tutti hanno fatto finta di non capirlo.
Cominciamo a fare allora, aritmeticamente, uno più uno.
Pochi giorni fa la stampa di tutto il mondo ha dato grande risalto alla notizia che la Catalogna ha deciso di abolire la corrida, tema vicino ai sentimenti popolari e capace di sollevare molti consensi. Come tutti gli anni, alla vigilia delle ferie, è del resto in corso una (sacrosanta) campagna contro l’abbandono degli animali e in generale contro il loro maltrattamento. Aggiungiamo che tra dieci giorni a Siena si corre il Palio e in città il clima è già parecchio caldo. E poi che c’è un governo traballante il quale, esasperando se possibile i toni della consueta campagna elettorale permanente, cerca ovunque argomenti per far parlare bene di sé e prendere meriti o rivendicare primaziati su qualsiasi tema possa tornare utile presso gli elettori.
Il risultato è che, visto il contesto, la platinata ministra Michela Vittoria Brambilla ritiene politicamente opportuno prendere una posizione sulle nostre presunte “corride”, preconizzandone l’abolizione e dichiarando tra l’altro che “il Palio di Siena è la manifestazione più famosa, ma ci sono altre iniziative che prevedono l’uso di cavalli, asini e anche oche che spesso sono crudeli con questi animali e ormai non hanno certamente più senso. L’Italia deve promuovere all’estero l’immagine di un paese animal friendly e per questo se la Spagna è arrivata ad abolire la corrida credo che sia il momento di rivedere le feste e le manifestazioni dove gli animali vengono maltrattati”. Tradotto: la Brambilla, che scema non è, si guarda bene dal dire che la manifestazione senese è una “macelleria” (anzi, in realtà dice il contrario:“…ma ci sono altre iniziative che spesso sono crudeli…”), ma commette l’errore di menzionarla esplicitamente. Un errore sul quale, come un falco, si getta il sindaco Cenni, che probabilmente non cercava di meglio per ergersi, consapevole della tipica agitazione che alla vigilia pervade la città, a gratuito paladino dell’evento paliesco: “Chi segue il turismo – questa è infatti la replica del primo cittadino – si dovrebbe preoccupare di conoscere il Palio e di capire quanto questa manifestazione sia davvero veicolo di promozione del nostro paese. È davvero incredibile che invece un ministro italiano rilasci dichiarazioni come questa, del tutto priva di fondamenti, mai era accaduto in precedenza. Questa sì che è una vergogna per il nostro paese e un attacco a tutta nostra città”.
Ferma l’opinabile strumentalizzazione, da parte della Brambilla, del tema del maltrattamento degli animali, non si vede però in cosa sia consistito l’attacco alla città rumorosamente denunciato da Cenni. Ma non basta. Perché nel “piatto ricco” inopinatamente ammannito dalla bionda titolare del dicastero del turismo il sindaco vuole proprio ficcarcisi fino in fondo. E infatti, a sua volta inopinatamente, aggiunge: “Il Comune di Siena adirà alle vie legali se risulteranno confermate le affermazioni del ministro Brambilla relative al maltrattamento e sfruttamento degli animali collegate al Palio di Siena. Inoltre, il Palio è di tutta la città, la politica ha un altro ruolo. In questo senso mi aspetto che le forze politiche senesi che si riconoscono nell’attuale governo prendano distanza e che si indignino per le dichiarazioni del ministro”. Bum! I contradaioli insorgono. La Legha si schiera (contro la ministra). Le agenzie si scatenano: “Un polverone!”. A tarda notte la prevista e prevedibile rettifica della Brambilla, alla quale basta rimarcare ciò che già era implicito nella sua prima dichiarazione: nulla contro il Palio nè Siena, solo controlli a tappeto su tutte le manifestazioni che utilizzano animali.
Risultato finale: tante chiacchiere, qualche speculazione e niente di più. Insomma molto rumore per nulla. Non potendo infatti essere confermati (non esistendo) i contenuti che il sindaco attribuisce alle dichiarazioni della Brambilla, il comune non adirà nessuna via legale. In compenso, otterrà l’unanime levata di scudi del mondo politico cittadino e incasserà così il beneficio politico mediaticamente desiderato. In egual modo, però, la ministra avrà attirato su di sé e sul governo l’attenzione generale, guadagnandosi il favore degli animalisti e di quella vasta fetta dell’opinione pubblica che genericamente e acriticamente si schiera, senza troppo approfondire, a difesa degli animali. Quindi dalla vicenda ognuno dei due protagonisti avrà ricevuto la sua fetta di tornaconto. La stampa, da parte sua, avrà potuto e potrà continuare a sguazzare nell’equivoco, facendo in modo che l’argomento resti d’attualità, nella penuria agostana di notizie, almeno fino alla conclusione del Palio. E a Siena si potrà assommare anche questo agli altri consueti temi di discussione paliesca che, almeno fino al 17 agosto, occuperanno la metà delle chiacchierate in tv, sulla stampa locale, nei bar, ai crocicchi.
Tutti contenti tra tanta fuffa.