Commentando la sentenza della Consulta sull’art. 19 il presidente Rossi sembra “aprire” all’ipotesi che possano esistere “altri” sindacati dei giornalisti. Sogni? Forse. Ma tutto acccade alla tormentata vigilia degli Stati generali del lavoro autonomo…
Qualcuno pensa di leggere nelle mie frequenti critiche all’Fnsi i sintomi di un rancore personalistico e di un apriorismo contestatario, ma si sbaglia.
Non covo risentimenti verso nessuno, salvo quelli verso un’istituzione che da un quarto di secolo pretende di avere l’esclusiva sulla mia rappresentanza sindacale e che invece non rappresenta nè, soprattutto, fa o ha mai fatto nulla per tutelare concretamente la mia categoria, quella dei liberi professionisti.
A me pare che basti, come motivazione di un certo malcontento. E La tragicomica gestione dell’imminente ma ancora nebulosa convocazione degli “Stati Generali“, sulla quale mi sono ampiamente diffuso qui e qui e quindi non mi ripeto, sta a dimostrarlo.
A riprova del contorsionismo convulsivo e un po’ grottesco, anche se forse umanamente comprensibile, di cui è preda il sedicente sindacato unitario dei giornalisti italiani sono poi giunte ieri, a loro modo illuminanti, le dichiarazioni del presidente Rossi a proposito della sentenza della Consulta sull’art. 19 dello Statuto dei lavoratori.
Sentenza su cui l’Fnsi, è vero, in quanto sindacato non poteva esimersi dal pronunciarsi. Ma il commento sulla quale, come in un contrappasso, ha finito per tradursi nell’ammissione di tutte le contraddizioni federali in materia di lavoro autonomo e, in generale, di non iscritti.
Per il testo integrale del commento di Rossi rimando qui, con molte condoglianze ai non finissimi esegeti di diritto sindacale e del relativo sindacalese. E sintetizzo: per il capo dell’Fnsi essa costituirebbe un “notevole passo avanti” per quei sindacati, tipo FNSI, che hanno “iscritti in aziende che non applicano loro contratti sottoscritti dal sindacato al quale aderiscono“. Nell’ambito della “scelta politica” confermata dall’orientamento dei giudici costituzionali, prosegue, si ribadisce l’impegno “alla tutela dei colleghi non ricompresi nel perimetro dei contratti sottoscritti dal sindacato dei giornalisti ed a sostenere il loro buon diritto alla rappresentanza ed alla piena agibilità sindacale all’interno delle aziende, siano esse pubbliche o private”.
Ammetto che ho dovuto pensarci un’oretta per capire che cosa voleva dire tutto questo.
Poi ho capito. E non credevo ai miei occhi.
Affermare che c’è impegno “alla tutela dei colleghi non ricompresi nel perimetro dei contratti sottoscritti dal sindacato dei giornalisti” significa, in italiano, che l’Fnsi si autoattribuisce il compito di tutelare i casi di chi (cioè del giornalista che) ha una posizione lavorativa non “ricompresa” nel ccnl.
Ohibò, ma questa è bella. E a chi spetterebbe, di grazia, agire e anzi aver agito affinchè gli “esclusi” fossero “inclusi” nel contratto nazionale? A chi se non all'”unico e unitario” sindacato dei giornalisti, ovvero il solo che c’è? Mistero…
Ma non è tutto.
Affermare, come si fa dopo, l’impegno dell’Fnsi “a sostenere il loro (dei giornalisti) buon diritto alla rappresentanza ed alla piena agibilità sindacale all’interno delle aziende, siano esse pubbliche o private” è un’autentica via di mezzo tra la provocazione e una dichiarazione di resa.
Spieghiamo meglio: se non sono iscritto alla Federazione ma ho “buon diritto alla rappresentanza e alla piena agibilità sindacale”, questo che altro può significare, se non che il giornalista deve comunque avere l’opportunità di usufruire di una sua, anche “altra”, rappresentanza sindacale? E “diritto all’agibilità sindacale” (che orrida espressione!), cos’altro può voler dire se non che ogni azienda editoriale dev’essere “sindacalmente agibile“, cioè essere frequentabile da qualunque (“altra”) organizzazione o sigla sindacale” oltre a quelle già presenti?
Allora io faccio uno più uno e, come altri, chiedo: è il modo indiretto che l’Fnsi ha scelto per dare il via libera alla nascita di altri sindacati giornalistici (c’è chi sostiene che non ce ne sarebbero i numeri, ma questa è un’altra e opinabile faccenda)?
Se così fosse, una riunione degli Stati Generali fatta davvero senza filtri potrebbe costituire un’opportunità offerta su un piatto d’argento ai potenziali scissionisti.
E allora sì che comincerebbero a cadere i calcinacci.