Dopo il sequestro in Toscana di 50.000 kg di falso extravergine, monta la giusta marea degli indignati. Che però spesso sono gli stessi – ristoratori e clienti – che non assaggiano ciò che mettono in tavola e che, se lo assaggiano, non si accorgono che fa schifo e magari lo ricomprano.

 

Il recente caso del sequestro, da parte dei Nas di Firenze, di 50 tonnellate (ovvero 50.000 kg, ovvero 54.585 bottiglie da 1 litro) di olio di semi mescolato con la clorofilla e spacciato per extravergine, pronto per essere venduto ai ristoranti, nonchè la torrenziale sequela di pubbliche, quanto giuste per carità, ma anche scontate indignazioni dell’universo mondo, mi ha fatto tornare in mente una vecchia barzelletta della scuole elementari, che suonava più o meno così.

A notte fonda, due ubriachi tentano di tornare a casa barcollanti. Sotto la luce fioca di un lampione, uno dei due vede una merda per terra. “Occhio, è una merda“, dice all’altro, “attento a non pestarla“.

E quello: “Ma non è una merda, è Nutella!“.

Il primo però insiste: “No, ti dico che è una merda“.

Al che il secondo si avvicina, intinge un dito nella profumata deiezione, lo porta alla bocca, assaggia attentamente, riflette un attimo e conclude sollevato: “Hai ragione, è una merda davvero. A momenti la pestavamo!“.

Ecco, ora dico: ma quei ristoratori che acquistano l’olio e quei clienti che condiscono l’insalata con un olio palesemente pessimo, che hanno in bocca, l’amianto?

C’è bisogno delle analisi chimiche e dei Nas per accorgersi che il prodotto fa schifo e che pertanto, anche a prescindere dalla truffa, semplicemente non va utilizzato?

I ristoratori dicono che l’obbligo del tappo antirabbocco è inutile perchè, spesso, il prodotto arriva già contraffatto? Magari è vero, ma prima di comprarlo, per non dire di servirlo, non lo assaggiano, non lo annusano? Non hanno mai avuto clienti che hanno protestato o tirato in testa al cameriere un’insalata resa schifosa da un “extravergine” di semi?

E i clienti, appunto? Quelli che tuonano su Fuffadvisor e per bocca delle loro agguerritissime associazioni? Ma lo sentono quello che mettono in bocca o c’è bisogno di qualcuno che dica loro che sapore ha? Lo mandano indietro il piatto reso graveolente da un condimento palesemente pessimo oppure lo trangugiano bel belli?

Macchè, qui sono tutti indignati furenti, tutti gourmet navigatissimi, tutti recensori severissimi, tutti chef raffinatissimi. Poi l’oste mette in tavola un olio pessimo, il cliente ci irrora l’insalata, nessuno fa caso a nulla e magari dopo va pure al discount a fare scorta di un extravergine a 3 euro al litro, con cui asfalta pure i quintali di verdure consumate a domicilio.

A volte penso che la gente le truffe se le meriti e che dovrebbe continuare a mangiare le schifezze delle quali, è evidente, non ha alcuna percezione nè contezza.

Purchè non le pesti, intendiamoci.