Le foto in hd dei cellulari misero in concorrenza dilettanti e artigiani dell’obbiettivo, uccidendo i secondi. Ora il ricorso all’intelligenza artificiale rischia di far fuori il 90% giornalisti e con essi quasi ogni chance di informazione critica. Si salverà solo chi…

 

Anni fa l’arrivo dei telefonini con macchina fotografica incorporata, che offrivano la possibilità di fare senza troppi problemi foto in alta definizione, di discreta qualità e facilmente ritoccabili attraverso filtri vari, mise fuori gioco e soprattutto fuori mercato tantissimi onesti fotografi professionisti, i quali dal giorno alla notte si trovarono in concorrenza sleale con dilettanti in cerca più di visibilità che di  reddito.

Da un lato quell’innovazione tecnologica dette infatti anche a chiunque fosse privo di talento e di tecnica i mezzi per fare scatti semiprofessionali in un contesto in cui, con singolare concomitanza, nei giornali di carta la domanda di qualità fotografica media scendeva e sul web il “cotto e mangiato” esibizionistico cominciava a imperversare. Dall’altro, dette un via inarrestabile al grande mercato della gratuità editoriale e dell’economia della riconoscenza.

Ma ormai questo è storia.

Temo che l’avvento dell’IA avrà lo stesso effetto, anzi abbia già cominciato ad averlo, magari per ora sotto pudiche e mentite spoglie, su tanti buoni mestieranti della penna: altro che aggregatori di notizie, essa infatti è destinata a prendere facilmente il posto dei giornalisti. Ossia scriverà qualsiasi cosa a costo zero, a comando, rapidamente, diligentemente, docilmente, in italiano e con contenuti decenti. Alla modestia dei quali, del resto, il distratto e ormai assuefatto lettore medio non farà affatto caso.

Dettaglio fondamentale, inoltre, la nostra succedanea non darà al committente alcuna seccatura e tantomeno avanzerà nei suoi confronti pretese economiche nè di altro tipo, come invece tutti noi, senza alcuna speranza ma con ammirevole perseveranza, faticosamente facciamo, lottando mesi per farci pagare due spiccioli a fronte di un lavoro che, con tutta evidenza, non ha più un mercato e quindi nemmeno alcun valore.

In pratica, pare, si è inaugurata la fase dell’eutanasia digitale della scrittura intelligente per davvero.

Alla buriana sopravviverà, come accaduto tra i fotografi, chi (fortuna a parte, che è componente importante del destino di ognuno) avrà le doti per resistere e mantenere molto al di sopra di quello dell’IA un livello qualitativo e intellettuale del proprio scrivere, riuscendo a diversificare il proprio mercato di sbocco, sperando nel frattempo di sopravvivere agli anni di crudele selezione naturale che si prospettano.

In generale, la vedo bigia per l’ottanta per cento della categoria.

E quindi buona fortuna a tutti.