L’ente annuncia che il bonus è stato riconosciuto a 8.154 iscritti su oltre 9mila richiedenti. Erogazioni dal 10/4 (ma qualcuno ha già riscosso). Non si conoscono, nè si sa se si conosceranno, i nomi di beneficiati, esclusi e relative motivazioni. Ma ciò è legittimo?

 

Ho appena ricevuto la newsletter dell’Inpgi, con un link al notiziario, ove si annuncia che, delle circa 9.000 domande di bonus da coronavirus presentate da giornalisti autonomi e liberi professionisti a partire dal primo aprile scorso, 8.194 sono state accolte e saranno messe in pagamento a partire dal 10 aprile 2020, per un totale di erogazioni di quasi 5 milioni di euro.

Purtroppo il link non si apre (nihil sub digitali sole novi, visto l’esordio dell’operazione col blocco del sito dopo 4 secondi dall’apertura dei termini per proporre le istanze, per il quale l’ente previdenziale si scusa) e quindi ho dovuto copiaincollare quello pubblicato su FB dal collega Antonello Menconi e che suppongo essere il testo della comunicazione. La riporto in fondo al post.

La notizia, secondo come la si legge, può essere buona o cattiva.

Sapere che oltre 8mila colleghi riceveranno l’obolo è senza dubbio ottimo. Positivo anche che lo ricevano a partire dal 10 di questo mese, sperando che non sia uno stillicidio che dura settimane o peggio.

Meno buono è che non sia dato sapere chi siano i beneficiati, nel senso che, come mendicanti in attesa di elemosina davanti al portone, si sarà costretti a consultare ogni giorno il conto corrente nella speranza di trovare accreditati gli agognati 600 euro: dall’ente infatti c’è stato finora silenzio di tomba. Siccome escludo che l’anagrafica degli aventi diritto non sia stata inserita in un database (e se non lo fosse, peggio ancora), mi chiedo cosa costerebbe o sarebbe costato all’Inpgi mandare a tutti due righe con la lieta novella. Mah…

Meno buona ancora è quella che più di 800 colleghi – quasi il 10% dei richiedenti, che non è una percentuale bassissima –  sono stati esclusi. Ovviamente ci saranno dei motivi e non dubito che siano validi, però mi piacerebbe conoscerli. Sia che io rientri tra i fortunati sia che, a maggior ragione, io rientri tra gli esclusi. Essere messo al corrente delle motivazioni penso sia un mio pieno diritto, anche per capire se ho subito un torto e se quindi possa eventualmente ricorrere. Invece, anche in questo caso, nisba: salvo cambi di rotta, potrò conoscere il mio destino di mancato beneficiario solo rassegnandomi una volta che, trascorsi magari mesi, dovrò prendere atto del mancato versamento. Non mi pare affatto trasparente, nè legittima, questa strana forma di silenzio-rifiuto. Vale quindi, doppio, il discorso del database fatto sopra.

Si dice, e anche di questo non dubito, che ci sarà più chiarezza nei prossimi giorni. Me lo auguro. Ma resto dell’opinione che tutto avrebbe dovuto essere limpido nel momento stesso in cui cominciavano i pagamenti, cioè oggi (sembra infatti che qualcuno abbia riscosso in anticipo: beato lui, ma è normale?). In fondo si trattava di 9mila domande, mica di 900mila.

Ecco il testo completo di quella che immagino essere la comunicazione dell’Inpgi:

 

“Saranno poste in pagamento, a decorrere dalla giornata di domani, 10 aprile, le somme previste a titolo di Bonus in favore dei giornalisti autonomi iscritti alla Gestione Separata dell’INPGI che, a causa dell’emergenza derivante dalla diffusione dell’infezione da Covid-19, hanno subito una penalizzazione economica in conseguenza della contrazione della loro attività lavorativa.

La misura, contenuta nell’art. 44 del decreto Legge n. 18 del 17 marzo 2020 e attuata con il successivo decreto interministeriale del 28 marzo 2020, ha infatti esteso ai lavoratori autonomi e ai professionisti iscritti agli enti e alle casse di previdenza privatizzati il sostegno economico denominato “reddito di ultima istanza”, consistente in un “Bonus una tantum” di importo pari a 600 euro, esente da imposizione da fiscale, riservando a tale categoria i 2/3 delle disponibilità stanziate nel relativo Fondo a carico del bilancio dello Stato (200 milioni di euro su un totale di 300 milioni di euro).

Per poter accedere all’indennità è necessario essere iscritti, in quanto giornalisti autonomi, alla Gestione separata dell’Inpgi. Non si deve, inoltre, essere titolari di un trattamento pensionistico o di altro reddito da lavoro dipendente o sostitutivo (derivante da ammortizzatori sociali o da reddito di cittadinanza) e si deve aver conseguito un reddito complessivo, nell’anno 2018, non superiore a 35.000 euro o a 50.000 euro, a seconda della gravità della penalizzazione legata all’emergenza Covid-19.

Le domande finora ricevute – che, in base alla normativa richiamata, potevano essere presentate a decorrere dalla data dello scorso 1° aprile – sono state complessivamente oltre 9.000. Al seguito delle verifiche imposte dalla legge e effettuate dagli uffici, circa 8.194 istanze – per un totale di quasi 5 milioni di euro – hanno avuto un esito favorevole e saranno poste in pagamento in favore dei beneficiari a partire dal 10 aprile.

Nonostante la tempistica estremamente ridotta (il decreto interministeriale attuativo è stato pubblicato il 1° aprile, lo stesso giorno di partenza dell’invio delle domande da parte degli iscritti) le misure organizzative poste in essere dall’INPGI hanno consentito comunque di ricevere le istanze avvalendosi di una semplice procedura di inoltro delle stesse a mezzo posta elettronica.

Tale sistema – che, a causa dell’enorme mole di mail inviate contemporaneamente, ha ovviamente mostrato dei limiti in fase iniziale (dovuti essenzialmente alla esiguità delle dimensioni delle caselle postali) comunque risolti velocemente e senza alcuna penalizzazione per gli iscritti – è risultato sicuramente il più affidabile in assoluto rispetto ad altre soluzioni informatiche che si sarebbero potute, in astratto, praticare.

L’ipotesi, infatti, di gestire le istanze mediante un apposito modulo on line all’interno dell’area riservata alla quale ciascun iscritto può accedere con credenziali esclusive, avrebbe richiesto tempi di realizzazione e di collaudo (per garantire la tenuta anche in relazione al picco dei volumi di accesso) assolutamente non compatibili con l’urgenza dettata dalla necessità di acquisire le istanze a partire dalla mezzanotte del 1° aprile.

Inoltre, una soluzione analoga a quella adottata dall’INPS avrebbe comportato la necessità, per i colleghi, di utilizzare delle credenziali individuali di accesso valide. Questo significa che le predette credenziali, se dimenticate o scadute – come spesso avviene, come si è potuto verificare anche in occasione della recente esperienza del voto elettronico – avrebbero comportato la necessità di attivare, da parte degli interessati, una ulteriore procedura per il recupero delle stesse, con inevitabile aggravio di attività e di tempo.

Il sistema adottato dall’Istituto ha, quindi, garantito il migliore bilanciamento tra automazione e semplicità del sistema, offrendo la possibilità di presentare la domanda in modo semplice e sicuro, anche ai fini di preservare l’ordine di priorità di arrivo delle stesse che è una condizione imposta dalle norme di legge che ne disciplinano l’erogazione.

Il ragguardevole volume di istanze istruite dagli uffici e ammesse al beneficio testimonia, al di là di ogni considerazione, l’efficacia del sistema adottato, che potrà sempre essere rivisto eventualmente in futuro, qualora si verifichino le condizioni per predisporre soluzioni alternative altrettanto affidabili”.