Dopo le tante fratture correntizie, tenute insieme solo grazie al sempre più tenue mastice identitario, con la contestazione degli autonomi dell’8/7 l’Fnsi si è spaccata per sempre. Vietato ora ai soliti noti di “soccorso sindacale” provare a rincollarla.

Del godipatetico folklore a cui la contestazione dell’8/7 scorso ha dato vita, prima di fronte e poi dentro l’eburnea (oddio, eburnea: plumbea, direi) sede dell’Fnsi, ho già dato conto qui.
Ora vorrei fare un commento a freddo, dopo che l’altroieri, come era ovvio, la commissione contratto della Federazione ha accolto a maggioranza (29 sì, 12 no, astenuti 3) il testo dell’accordo sul nuovo ccnl, che ora passa alle bulgarissime fasi di successiva approvazione e attuazione.
Nihil sub sole novi.
Mi preme qui sottolineare invece un altro aspetto.
Che l’Fnsi non fosse il mio sindacato, era noto da anni. Tessera al vento e tanti saluti.
Che non lo fosse dei freelance, degli autonomi e di tutte le altre fantasiose figure paraprofessionali che il giornalistificio in atto ha dovuto inventarsi per dare un’identità a giornalisti a cui il sistema non riusciva a dare forma nè di carne, nè di pesce, lo era altrettanto. Ma in questo caso la dabbenaggine dei colleghi, l’astuta propaganda, la capillare presenza di re tentenna e di finti tonti, nonchè di una pletora di presunti colleghi che di collega hanno solo la qualifica, per molto tempo ha avuto la meglio.
Poi, a forza di tirare, la corda si è spezzata.
Per carità: diciamo pure che uno strattone più forte degli altri è stato dato e che la presunta unitarietà del sindacato si è incrinata prima per effetto di correnti sempre più contrapposte e poi per un gioco di tensioni divenuto dirompente quando, dalle sponde interne, il conflitto si è spostato all’esterno, consegnando l’Ordine a forze sgradite ai piani alti di Corso Vittorio.
Fattostà che dopo i fatti e le parole corsi in sede martedì 8 luglio (il segretario Siddi ai contestatori: “Trovatevi un altro sindacato“, accuse di aggressioni fisiche e mediatiche al sancta sanctorum federale, etc), anche l’infingimento di un’Fnsi piena di crepe, ma ancora solidale, si è definitivamente dissolto.
Bene, anzi benissimo!
Ora però, per favore, si guardi al futuro. Sempre ammesso che questo mestiere ne abbia uno.
Si faccia, se si può e si vuole, un altro sindacato. Non lo si faccia e comunque si lascino per sempre i carrieristi federali al loro destino di incarichi, scambi, poltroncine e trombonismi vari.
Basta evitare di dare campo libero ai solerti ricucitori, agli specialisti del rammendo diplomatico, agli ottimisti per default, ai pasionarii del volemose bene, alle truppe cammellate con il vinavil nelle borracce, pronti a suturare, rincollare, riappiccicare i cocci di quell’indifendibile rudere che è l’Fnsi.
Perchè se è grave averci messo tanto per capire che quello non era il sindacato in cui confidare, peggio ancora sarebbe farsi riassorbire.
Anche se qualcuno ci proverà e qualcun altro sicuramente cadrà tra le braccia delle sirene parolaie.