A febbraio è annunciato il congresso dell’Fnsi. Nel frattempo è nata Figec, sindacato alternativo che però vuole includere (ahi!) blogger e comunicatori. In Inpgi2 è braccio di ferro sullo statuto e il controllo dell’ente. E qui GAP non molla…

 

A febbraio, a Riccione, si svolgerà il 29° congresso dell’Fnsi, il sindacato “unico” dei giornalisti. A proposito del quale leggo comprensibili, ma anche un po’ patetici appelli di qualche ex capataz, che forse nel frattempo ha perduto il filo del discorso, ad affrontarlo “uniti”. Dopo che la categoria  – si legge ancora – ha “perduto l’Inpgi” (che secondo loro sarebbe stato la “garanzia dell’indipendenza della professione“: così, con involontaria comicità, viene infatti descritto l’ex ente di previdenza assorbito dall’Inps per evitarne il collasso economico), ma per fortuna è riuscita a “salvare” (sic!) l’istituto pensionistico dei giornalisti autonomi, ossia l’Inpgi2 (ci tocca sentire pure questo). Mah…

Più correttamente andrebbe detto che l’Fnsi (la quale, ricordiamolo, a occhio rappresenta non più del 10% degli autonomi di cui sopra e per questo motivo perde decine di iscritti ogni giorno) è proprio in queste settimane impegnata in una battaglia statutaria per mantenere la sua presa sull’ente, fonte di foraggiamenti milionari, ancorchè camuffati da servizi, e di lauti stipendi per vertici e dirigenti, tutti di stretta osservanza correntizia, si capisce.

A latere di questo buglione, in cui i litigiosi capponi del sindacalismo giornalistico nazionale pigramente e ciecamente sobbollono, ecco però un’altra notizia: è nato un nuovo sindacato, alternativo alla Federazione. Si chiama Figec (acronimo di Federazione Italiana Giornalismo, Editoria e Comunicazione) e si appoggia alla Cisal, la Confederazione Italiana dei Sindacati Autonomi dei Lavoratori.

Poco o nulla so di cosa ci sia dietro. Le voci si rincorrono, è ovvio: c’è anche chi ne fa uno strumento di lotte interne all’Fnsi, chi il balocco di qualche transfuga in vena di abiure, chi la clava per certe rese dei conti (volendovi fare un’idea su chi siano i 63 promotori, date un’occhiata qui), chi nulla di più di un tentativo di smarcarsi dalla Federazione. Ma, qualunque cosa sia, il fatto che si provi a creare qualcosa di diverso ed ulteriore rispetto al granitico monopolio federale è di per sè positivo, perchè costituisce un vulnus nel corpo del grigio leviatano che pretende di decidere per tutti senza la delega di quasi nessuno. Quindi ben venga la Figec.

Oddio, bisogna anche riconoscere che alcune delle prime dichiarazione del segretario Carlo Parisi (già segretario generale aggiunto della Fnsi – e qui ognuno faccia le sue considerazioni) sono abbastanza inquietanti. Dice infatti che l’organizzazione nasce “…per i giornalisti, per i comunicatori, per i blogger, per chi opera a vario titolo nel mondo dell’editoria e della cultura che abbiamo deciso di accettare la sfida, dando vita a Figec, un sindacato nuovo, per e non contro”.

Ahi, ahi, ahi: blogger e comunicatori? Che c’entrano coi giornalisti, gli unici che in quest’anarchia hanno una professionalità definita e sono i soli veri bisognosi di un sindacato serio? Sembra di risentire la litania per il poi fallito, grazie a Dio, “allargamento” della platea del fu Inpgi. O anche l’argomento furbesco di una campagna di reclutamento che prova ad andare a pescare tra le mezze figure pur di fare numero.

E questo non va bene.

Eppure, ripeto, benvenuta Figec se serve a scuotere dal torpore una categoria come la nostra, che pare rassegnata ad affogare nelle proprie sabbie mobili.

Sarà interessante sapere dalla Figec ad esempio, e glielo chiederemo presto, quale sia la loro posizione sulla scottante questione della riforma della previdenza degli autonomi, sullo statuto dell’Inpgi (ex 2) e sull’auspicato passaggio del medesimo all’Inps. Temi di concreta, immediata e vitale attualità su cui noi di GAP (Giornalisti Autonomi Previdenti) vigiliamo indefessamente.

La medesima domanda la rivolgeremo a tutti i partiti politici, per sapere se hanno presente la questione, se pensano di farne oggetto di un programma elettorale e se comunque intenderanno affrontarla una volta eletti.

Ci sono in ballo le pensioni di quarantamila giornalisti autonomi e, di conseguenza, quarantamila voti.