In un, a suo dire, “oggettivo” resoconto numerico sulla presunta rappresentatività dell’Fnsi, la vicepresidente Daniela Stigliano controbatte alle critiche dei “demagoghi” verso un sindacato minoritario che firma contratti per tutti. Peccato per le amnesie…

Vostra vicepresidenza, che mi sta in cagnesco
per que’ pochi numerucci di dozzina,
e mi gabella per antisindachesco
perchè metto le birbe alla berlina,
o senta il caso avvenuto di fresco
a me che convergendo a Roma
davanti al porton del sindacato,
me lo trovo ben munito e poliziato.

M’eran compagni, vecchi e giovinetti,
qualcun dei colleghi un po’ incazzati,
per un contratto, firmato di soppiatto,
da un gruppo di tranquilli appoltronati.
Che fa il nesci, Eccellenza? O non l’ha visto?
Sì, l’equo compenso. Ma capisco:
in tutt’altre faccende affaccendato,
di questa roba s’è già bell’annoiato.

Entro e trovo un pieno di sindacalisti,
poco scriventi ma molto scoglionati,
in quel palazzo quasi asserragliati
e messi in mezzo al nulla a far da pali:
difatto se ne stavano impalati,
come sogliono in faccia agl’editori,
per finta intenti a far conversazioni,
ma invero stufi d’averci tra i coglioni.

Gli si chiedeva, noi poveri babbei,
perchè le carte avessero firmato
in nome nostro, rubandoci gli sghei
senza che fossero il nostro sindacato.
E senza manco consultare quei
che scarsi assai avevan tesserato:
comportamento che ci pareva strano,
per non dir presa per il deretano!

Mal gliene incolse. E lesti col pallottoliere
principian ora a sciorinare conti
tentando invano a noi di dimostrare
quanto maggior la lor fazione ammonti.
Tapini voi, mettetevi a contare“,
vostr’eccellenza replica agl’affronti:
dei contrattualizzati siamo la metà
e un terzo dei precari con noi sta!

La ci perdoni, o vicepresidente,
verrebbe alla Stiglian di replicare,
ma certe cose le sappiamo a mente
e siamo stufi di farci coglionare.
Chè intanto la metà non vuol dir niente,
un terzo per tutto può contare.
Massime però mi pare un dolo
proporzionarsi a un sindacato solo.

Traduzione in prosa: in un piccato articolo (qui) sul sito di Quarto Potere, la corrente di maggioranza dell’Fnsi, la vicepresidente della Federazione nazionale della stampa, Daniela Stigliano, arzigogolando coi numeri cerca di confutare la tesi di chi (usando a suo dire “caldi e seducenti slogan evocativi e retorica da demagoghi“) sostiene che il sedicente sindacato unico dei giornalisti non è legittimato a rappresentare la categoria, in quanto non raccoglie nè la metà dei giornalisti italiani, nè un terzo degli autonomi. In nome dei quali, invece, la Federazione pretende di firmare contratti vincolanti. E senza neppure consultare i suoi, per giunta.
Il giochino dialettico, però, non funziona.
Prendiamo pure per buoni i numeri forniti dalla Stigliano: ciò che conta infatti non sono i numeri in sè, bensì il modo in cui si interpretano.
Ora, una cosa è parlare di iscritti, di percentuali e di proporzioni in presenza di una pluralità di soggetti sindacali. In questo caso è ovvio che qualcuno, con più tesserati di altri, possa reclamare di avere più peso e quindi più influenza nelle trattative.
Un’altra cosa è farlo in presenza di un solo sindacato, l’Fnsi appunto. Che da sempre, oltretutto, impedisce la nascita di altri sindacati e difende con i denti il proprio orticello di potere consociativo. Garantendosi così all’infinito, per residualità, una presunzione di rappresentatività che i numeri non solo non esprimono, ma contraddicono.
Dire che la soglia del 5% – richiesta dalla legge italiana a una qualunque organizzazione per essere considerata, nel mondo della pluralità sindacale, “rappresentativa” – è assai inferiore alla quota del 28% di giornalisti autonomi detenuta dall’Fnsi, la quale quindi sarebbe per questo ultralegittimata a rappresentare la categoria, è non solo mistificante, ma provocatorio.
Il 28% può essere una percentuale significativa se è relativa, se cioè è paragonata a quella di altri sindacati con percentuali inferiori di iscritti. Ma in presenza di un sindacato unico, avere il 28% significa solo che il 72% dei consociati, cioè una maggioranza schiacciante, diserta quel sindacato e non ci si riconosce affatto.
Ne consegue che questo grottesco leviatano, unico pur nella sua evidente minoranza, non solo non ha titolo morale per firmare contratti nel nome dei non associati, ma che lo ha perduto pure nei confronti degli iscritti stessi, nel momento in cui il ccnl è stato sottoscritto senza alcuna consultazione interna, compresi gli organi federali creati ad hoc come la Commissione lavoro autonomo.
Quindi, per favore, facciamo bene attenzione a chi fa davvero demagogia e tende a suggerire letture artificiose della realtà e dei numeri.
Il tutto naturalmente condito dalla consueta, involontaria uscita comica: dopo tanto rivendicare la rappresentatività dei giornalisti autonomi e in particolare di quelli “attivi” (cioè con posizione Inpgi), ci si dimentica di dire che, proprio costoro, sono guarda caso quelli lasciati fuori dal contratto.
Evviva dunque chi “esprime giudizi prima di leggere le carte e spesso piega qualsiasi argomento esclusivamente ai propri obiettivi“.