di LORENZO COLOMBO
La Canonica delle sorelle Vannetti, a San Giovanni d’Asso (oggi in comune di Montalcino) è stata tra le antesignane dell’Orcia doc, vino spesso schiacciato tra le ingombranti docg del Nobile e del Brunello. E invece…

 

Conosciamo Donella Vannetti, proprietaria con la sorella Serenella della Canonica a San Giovanni d’Asso (SI) da almeno una dozzina d’anni. Ci incontrammo a Divin Orcia nel 2007 – se ben ricordiamo – quando era presidente del Consorzio.

Abbiamo partecipato varie volte questo evento, invitati dall’allora PR Valentina Niccolai, e nel 2010, in occasione del decimo anniversario della fondazione, avevamo anche condotto la degustazione “L’anima forte del Sangiovese Orcia” (per i resoconti vedi qui, qui e qui). Insomma era da quasi una decina d’anni che non venivamo in questo territorio, Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2004.
L’opportunità s’è presentata l’ultima settimana d’agosto in occasione del compleanno d’un amico, residente non molto lontano.
Abbiamo così approfittato per visitare e degustare i vini di alcune aziende.
Comune autonomo sino alla fine del 2016, San Giovanni d’Asso è poi diventato una frazione di Montalcino e per questo motivo alcune aziende nutrono la (non tanto segreta) speranza di poter un giorno potere etichettare i loro vini con la Docg Brunello di Montalcino (ovviamente servirebbe un cambio di disciplinare con relativo ampliamento della zona di produzione).
La Doc Orcia, come più volte scritto, è infatti incastonata tra due famose e scomode denominazioni – le Docg Vino Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino- e questo le causa a volte un complesso d’inferiorità, dato anche dal fatto che in maggior parte le aziende sono di piccole dimensioni e non vivono unicamente di vino.
Spesso però i vini che vi si producono, soprattutto quelli della tipologia Orcia Sangiovese, dove questo vitigno dev’essere utilizzato per almeno il 90%. non hanno nulla da invidiare ai più famosi vicini.
La Canonica è situata in un casolare del XVII secolo. Il nome deriva dal fatto che è stata, tra il ‘700 e l’800, sede delle religiose dell’ordine di San Bernardino.
Acquistata nel 1958 da Orfeo Vannetti e dalla moglie Diana è ora gestita dalle loro figlie Donella e Serenella.
Si tratta di un’azienda dove vino, olio e turismo procedono appaiati, anche se la produzione di vino è piuttosto limitata a causa dei poco più di due ettari a vigneto; sono infatti quattro le etichette prodotte: un rosato e tre rossi, per un totale di 6.000 bottiglie anno.
Le vigne si trovano a 350 metri slm e sono allevate a cordone speronato.
Tre di questi vini li abbiamo assaggiati, facendo anche una miniverticale di tre annate del Dongiovanni, eccovi le nostre impressioni:

 

Vino Rosso “Orfeo” (annata non è dichiarata in etichetta, comunque il vino è frutto della vendemmia 2015)
Blend di Sangiovese, Malvasia nera e Merlot.
Malvasia nera e Merlot vengono lavorate in uvaggio, mentre il Sangiovese fermenta a parte, dopo l’assemblaggio il sosta in affinamento per 20 mesi in barriques.
Vino dedicato al padre, ne vengono prodotte annualmente circa 1.000 le bottiglie, vendute in azienda a 11 euro.
Il colore è granato di buona profondità.
Intenso al naso, dove presenta note surmature, prugna secca e frutta nera in confettura, la nota alcolica è percepibile.
Strutturato, alcolico, oltre al frutto si colgono note piccanti che rimandano al pepe, lunga la sua persistenza.

 

Orcia Doc “Terre Dell’Asso” 2018
80% sangiovese 20% cabernet sauvignon, maturazione in cemento ed acciaio.
Circa 2.000 le bottiglie prodotte, vendute in cantina ad euro 8,50.
Granato di media intensità.
Al naso presenta sentori di sottobosco, spezie e ciliegia surmatura.
Succoso, con bella trama tannica e buona persistenza, vi ritroviamo il frutto rosso speziato.

 

Orcia Doc Sangiovese Riserva “Don Giovanni”
Di questo vino, prodotto con 90% Sangiovese e 10% tra Colorino e Malvasia nera, abbiamo assaggiato tre diverse annate.
Dopo la fermentazione, che si svolge in vasche d’acciaio, il vino s’affina per 24 mesi dain tonneaux di media tostatura, la massa poi torna per altri sei mesi in vasche d’acciaio per finire il suo affinamento in bottiglia per un ulteriore periodo di sei mesi.
Le bottiglie prodotte annualmente sono circa 2.300, vendute in azienda a 15 euro.
– 2015
Il colore è granato mediamente intenso.
Dotato di buona complessità e di media intensità olfattiva, il vino presenta note balsamiche e speziate, frutto scuro ed accenni di legno.
Strutturato, succoso, di buona complessità, con tannino deciso ed ancora graffiante è dotato di una lunga persistenza con fin di bocca che rimanda alla liquirizia.
– 2016
Color granato-rubino di buona profondità.
Intenso al naso, balsamico/mentolato, con sentori d’erbe officinali, elegante.
Fresco e sapido, meno potente del precedente ma più giocato sull’eleganza, succoso, asciutto, con una bella trama tannica ed una lunga persistenza.
Un vino notevole.
– 2017 (da poco imbottigliato, verrà messo in commercio a partire dal mese di giugno 2021)
Color granato di discreta profondità, con ricordi color rubino.
Pulito al naso, mediamente intenso, con un bel frutto rosso (ciliegia) venato da note speziate, balsamico.
Succoso, con un bel frutto, speziato, quasi piccantino, sentori di liquirizia su lunga persistenza.
Un vino che promette bene.
Viene prodotto anche un quarto vino che però non abbiamo assaggiato, si tratta del Vino Rosato “Diana”, da uve Sangiovese, vinificato tramite la tecnica del salasso, fermentazione ed affinamento si svolgono in vasche d’acciaio. Viene venduto in cantina a 7 euro.

 

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