di FEDERICO FORMIGNANI
Dei 120mila (di cui 100.000 lastricati) km di strade che irraggiavano l’Impero Romano al tempo della sua massima espansione, nella regione restano alcune tracce. Ne restano meno delle vie fluviali, che però erano anch’esse numerose.

 

Negli anni compresi tra il 98 e il 117 dopo la nascita di Cristo, sotto il regno di Traiano, si registra la massima espansione dell’Impero Romano. La rete stradale nei vari territori sotto il dominio di Roma si sviluppa per ben 120 mila chilometri, dei quali 100 mila sono lastricati: una precisa politica d’espansione che avvicina a Roma i vari paesi dell’Impero. Le strade sono vere opere d’ingegneria, tracciate il più possibile rettilinee per ridurre le distanze dalla capitale. Su queste strade si muovevano eserciti e merci e la costruzione utilizzava i “basoli”, lastre di roccia di origine vulcanica o calcarea, di notevole peso e dimensioni, delle quali è rimasta come esempio la via Appia – detta la regina viarum – oppure di strade formate da un più modesto acciottolato.

Un esempio di questo secondo tipo di strada è stato rinvenuto, nei primi anni del Duemila, a Somma Lombardo (Varese), in occasione dei lavori di sterro per costruire un supermercato: l’antica strada era sulla direttrice Mediolanum-Verbanus ed è l’unica testimonianza rimasta, insieme ad un’altra porzione di strada rinvenuta dalle parti di Angera.

La viabilità romana in Lombardia seguiva delle direttrici ben precise che, in molti casi, sono le stesse praticate ancora oggi. Ad esempio, nei pressi di Canegrate una strada che seguiva in parallelo il fiume Olona, qui si divideva: verso nord proseguiva in direzione di Angera (strada del Sempione) e verso nord-est raggiungeva Porto Ceresio, sul lago di Lugano o Ceresio. Un’altra strada antica collegava Castano Primo a Legnano, Inveruno e si univa lungo il tragitto alla vecchia strada per Novara. Così come una diversa via collegava Legnano alla Brianza. Questo tratto di strada, sin dalla partenza legnanese che ospitava una necropoli, era un itinerario contrassegnato da un gran numero di sepolture: oltre duecento, rinvenute negli anni 1925 e 1926.  Naturalmente l’individuazione delle antiche strade romane è stata favorita dai reperti archeologici rinvenuti e dallo studio delle antiche carte geografiche. Strade costruite e poi abbandonate per lungo tempo e oggi scomparse quasi integralmente perché sopraffatte dalla fittissima ragnatela delle vie di comunicazione dei nostri giorni.

Per ingrandirsi e prosperare, Roma è divenuta anche una potenza marinara. Non solo il Mare Nostrum, solcato in ogni direzione, ma anche rotte oceaniche. Ne consegue che i romani eccellevano persino nella costruzione di navi per scopi militari e commerciali.

In Lombardia hanno intessuto una fitta rete di collegamenti fluviali per i propri commerci. Dai porti dell’Adriatico partivano strade che, attraverso i territori interni, raggiungevano il Po che veniva a sua volta percorso sino a Torino e, lungo il tragitto, era possibile praticare la navigazione su una trentina di affluenti, Ticino in testa. Il fiume Olona, per esempio, che dopo essersi congiunto con il Lambro si getta nel Ticino, era navigabile a partire proprio dal confine fra Castellanza e Legnano, dove il fiume incrociava la strada Milano-Angera e dove sorgeva la città antica.

Nei punti in cui le acque non erano più navigabili, si ricorreva all’alaggio, ossia il traino contro corrente delle imbarcazioni che avevano una chiglia piatta per meglio adattarsi ai modesti fondali dei corsi d’acqua. All’epoca la portata di fiumi e laghi era più abbondante di quanto lo sia ora; il lago Maggiore, ad esempio, tributario importante per la rete di fiumi maggiori e minori della Lombardia occidentale, si presentava con livelli d’acqua molto superiori a quelli attuali. Un secondo aspetto che deve aver giocato un ruolo di una certa importanza nella navigabilità antica, è quello del corso dei fiumi che può esser cambiato più volte durante i secoli: si è verificato con il Po, il Ticino e anche con il fiume Olona; una deviazione storica, che consentiva alle acque del fiume di raggiungere piazza della Vetra, luogo del porto fluviale cittadino.

Degli antichi traffici sono rimaste tracce significative nei vari musei di Lombardia: anfore per il commercio di prodotti alimentari e poi oggetti di provenienze dai vari territori dell’Impero: minerali, ambre, metalli, preziosi, manufatti di vario genere.