La seconda edizione dell’anteprima “autunnale” dei vini di Montalcino ripropone varie considerazioni sulla scelta di anticipare l’evento, ridurre inviti e presenze, avvicinare meglio la stampa, evitare i bagni di folla.

 

L’ultima edizione di Benvenuto Brunello che avevo seguito era quella del febbraio 2020, quando l’evento era ancora agganciato al treno delle Anteprime Toscane e si svolse in un bagno di folla a cavallo dell’esplosione della pandemia di Covid: considerato il numero di presenti, la loro provenienza e gli spazi disponibili, la mancanza di casi di contagio fu un autentico miracolo.

L’anno successivo cambiò tutto: anticipazione della presentazione a novembre, sgancio dalla kermesse della regione Toscana, inviti selezionati, scomparsa dei banchi dei produttori.

Ecco, assolutamente random, una serie di ragionamenti sulla manifestazione appena conclusasi.

IL NODO DEGLI INVITI. Premesso che in casa propria ognuno è libero di invitare chi vuole, non deve giustificarsi con nessuno delle proprie scelte e ha il pieno diritto di regolarsi come meglio crede. Tanto premesso, se il criterio è di accogliere una stampa selezionata, questo assunto non va poi incrinato dalla presenza di  soggetti che non si occupano di informazione, ma di altro. Altrimenti è fatale che nasca qualche mal di pancia.

LA CENA DI GALA. A dispetto del ridimensionamento del resto, ecco il vero evento mondano: mettere 400 persone a tavola col menu di uno stellato come Valeria Piccini di Caino a Montemerano non era semplice. Missione invece brillantemente compiuta: ordine e piatti più che buoni in tempi ragionevoli. Ottima l’idea di organizzare il servizio in modo che ogni portata fosse servita in sincronia a tutti i commensali del tavolo.

LA DEGUSTAZIONE DEI VINI. A parte qualche iniziale problema di temperatura dei vini medesimi e di lentezza dell’avvio della macchina, tutto mi pare si sia svolto (anche per la riduzione del numero dei presenti) per il meglio. Complimenti ai sommelier e grazie per la professionalità.

GLI ASSAGGI ALLA CIECA. Curiosamente le bottiglie non erano state rese anonime da un “vestito” a sacchetto: chi, come me, voleva degustare alla cieca, durante il servizio ha dovuto mettersi una mano davanti agli occhi o guardare altrove. Scelta a mio modo di vedere incomprensibile, considerata la facilità della soluzione “mascherata”.

LA SCANSIONE FINALE DELL’ELENCO DEGLI ASSAGGI. All’uscita mi hanno chiesto se acconsentivo alla scansione dell’elenco dei vini che avevo assaggiato: ho accettato senza problemi, ma non so se tutti abbiano gradito perchè ci sono mille ragioni per le quali scelgo di degustare una cosa o l’altra, di più o di meno, e potrebbe non andarmi che le mie scelte possano poi essere passate al microscopio da qualcuno.

LE CENE COI PRODUTTORI. L’idea di distribuire i giornalisti a sorteggio tra aziende socie e disponibili, a loro volta sorteggiate e aperte anche ai produttori non sorteggiati, mi è sembrata ottima per garantire un’effettiva mescolanza e scambio di opinioni tra stampa e vignaioli. Resta il nodo, un po’ antipatico ma comprensibile, delle cantine che organizzano “cene” private attingendo però agli ospiti della manifestazione.

IL PROGRAMMA. La scelta di destinare, senza interruzioni, l’intero venerdì e il sabato mattina alle degustazioni e, chiuse queste, di effettuare le premiazioni e le  altre incombenze il sabato pomeriggio, senza costringere nessuno a interrompere il lavoro di assaggio, è una delle cose più azzeccate e ragionevoli di Benvenuto Brunello.

LA FORMELLA. Alla scelta del Consorzio, storica e di sicuro ponderata, di commissionare la realizzazione della formella celebrativa dell’annata a un noto personaggio dello sport, lo spettacolo, il costume o l’impresa, può essere non condivisa, ma è comprensibile. Molto meno è non chiedere in anticipo un bozzetto dell’opera: il disegnino presentato quest’anno da Brunello Cucinelli era di una banalità inguardabile.

LA LOGISTICA. Il chiostro di Sant’Agostino, con la contrazione del numero dei presenti, non ha dato problemi: buona climatizzazione, posti disponibili sufficienti, niente assalti al buffet, steward efficienti e clima disteso. Bagni agibili e senza lunghe attese. Parcheggi scarsi ma gestibili, navette puntuali. Insomma bene.

I NUMERI. Quelli economici sono importanti, fanno “titoli”, ma si prestano a equivoci: andrebbero forniti in maniera più accurata. Un comunicato diceva che “…secondo il campione (quale?), le cui imprese (quante e quali?) incidono per il 28% sul venduto, la crescita tendenziale a settembre segna in valore un +21,5% (su che?) con un balzo del prezzo medio tra Annata e Riserva, ora vicino ai 27€/bottiglia franco cantina (+14%, con punte di oltre il 24% in Usa) , ben oltre la spinta inflazionistica (che parametro è?!?)”. Ho chiesto, ma senza risposta.

IL PREMIO GIULIO GAMBELLI. Qui confesso un potenziale conflitto di interessi, visto che sono socio Aset e membro del blognetwork IGP, organizzatori del “Premio Giulio Gambelli per il miglior enologo under 40 dell’anno”, ma la consegna del riconoscimento – andato quest’anno al giovane toscano Andrea Scaccini – durante il talk show al Teatro degli Astrusi è sempre un bel momento per valorizzare e incoraggiare i vincitori.