Seconda ed ultima puntata della rubrica sulle situazioni surrealy in cui mi sono imbattuto a Vinitaly 2024.

 

SURREALITALY 1

Se il buon Vinitaly si vede dal mattino, la giornata comincia male. Nemmeno fossimo, affogati dalla noia, fermi nella campagna a bordo di un rapido guasto e senza prospettive di ripartire, sulla silenziosa navetta centro-fiera una gentile signora ritiene necessario informare l’intero pullman, attraverso il vivavoce del suo cellulare, delle vicissitudini intestinali notturne della sorella rimasta al paesello.

E nemmeno ci ha fatto firmare la liberatoria per la privacy.

 

SURREALITALY 2.

Classico dei classici, ma intramontabile: assai belloccia e assai poco vestita solca la folla vinitaliana compiaciuta dei copiosi ammiccamenti. Impegnata a curare il portamento con lo sguardo in alto, intercetta prima un periglioso scalino, poi un passante e rovina a terra. Lui, corpulento dall’accento partenopeo, prima la soccorre e quindi si scusa: “Perdonami se non ti ho sorretta – sussurra – non ti avevo visto”. Si allontana tra gli applausi.

 

SURREALITALY.3

Non manca occasione al Vinitaly che non debba ergermi a paladino dei poveri pr e uffici stampa bistrattati dai colleghi.

È forse però la prima volta che mi capita di doverli difendere dai loro stessi committenti.

Mi avvicino al banco semideserto, mi presento educatamente e dico:

“Buonasera, ho ricevuto un invito da xy ad assaggiare i vostri vini”.

Lui mi guata torvo: “Ah, quella rompicoglioni (testuale, ndr)… dica”.

Io (stupito ma ancora imprevedibilmente calmo): “Se possibile vorrei sentire il vino Caio e il vino Sempronio”.

Lui: “Basta che non si sieda. E poi mi mancano i bicchieri”.

Io: “Strano”.

E me ne vado.

 

SURREALITALY.4

Il Vinitaly offre occasioni impareggiabili di origliamenti involontari.

Ecco una breve crestomazia.

a) Lei a lui, guardando a bocca aperta i colori di uno stand marchigiano: “Lo assaggiamo questo Chianti?”. Lui, con l’aria di chi se intende: “No, non è in una buona zona”.

b) Una vispa Teresa si accinge a farsi un selfie davanti a uno stand, con posa ammiccante e dito puntato. Credendo di cogliere una photo opportunity, l’astuto produttore si offre per l’inquadratura. Lei: “No, tu no. Volevo la bottiglia di vino”.

c) Un tipo palesemente avvinazzato si avvicina al bancone. “Ogni quante bottiglie acquistate se ne può avere una in omaggio?”.

d) In un locale di servizio reso visibile dalla porta semiaperta un ragazzo spippola sul cellulare accovacciato sulla lavatrice. Si affaccia una ragazza: “Scusa, sai dov’è il bagno?”. Lui: “Doccia o pipì?”.

e) Standista più che discreta vs visitatore più che allupato. Lui, languido: “Beviamo qualcosa insieme?”. Lei, acida: “Al massimo la candeggina”. Amico di lui che osserva da tergo: “Che vuoi che ti faccia un po’ di candeggina?”.

 

SURREALITALY.5 (e spero ultimo).

Attraversando faticosamente la strada durante il ritorno a casa post fiera, incrocio un babbo palesemente vecchiotto che, ad alta velocità, sospinge un passeggino con su un bimbo palesemente troppo cresciuto per quell’attrezzo.

Lo schianto contro il marciapiede è inevitabile e il bambino decolla a volo d’angelo, atterrando sul selciato con vaste abrasioni a ginocchia e naso.

Alle vivaci rimostranze di lui, il genitore serafico risponde: “Scusa, avevi calcolato male l’altezza”.