In archivio pure l’edizione 2013 della Borsa del Turismo, ex appuntamento imperdibile per gli addetti ai lavori. Tanto ex che qualcuno dice sia l’ultima. Altri dicono che durerà fino all’Expo del 2015. Comunque sia, c’eravamo tanto amati.

Giovedì 14/2, ore 9.45: entro in Bit. Salvo errori la mia ventesima epifania bitiana. Brividi di depressione e di rimpianto.
Pochi passi e incontro un’amica che conosco da altrettanti anni, con cui ho viaggiato, lavorato, condiviso.
La saluto e lei mi fa: “Ciao Valerio“.
Valerio?“, penso io. “Sarà stata sovrappensiero, indaffarata, distratta. L’arrivo in Bit è duro per tutti.
Segue breve dialogo di circostanza.
Prendo congedo e lei mi rifà: “Ciao Valerio“.
Faccio finta di nulla e mi allontano.
Ecco, la Bit 2013 comincia così: incontrando gente con cui si è invecchiati insieme ma, complice il decadimento del settore, frequentandosi sempre di meno, i nomi sfumano, la familiarità rimane sulla carta, le vite reali si allontanano.
Ampi e pesantissimi vuoti ovunque: di persone e di espositori.
Oddio, ci sono anche dei vantaggi: niente più clangori di steel band da sagra paesana, niente più gadget (e quindi cacciatori di gadget), sobrietà generale velata di malinconia.
Tempi che cambiano: invece di stangone in bikini, c’è un tipo muscoloso in mutande. Secondo qualcuno è un progresso. Mah!
Tanti convenevoli, qualche amarcord e la sensazione che ci sarebbe ancora molto da raccontare del mondo, se a qualcuno interessasse, se qualcuno lo volesse ascoltare, se qualcuno lo volesse pubblicare.
A pagamento, s’intende. Perchè di gente che va in vacanza e poi è disposta a regalare il suo “reportage“, anche la Bit è piena. Basta capirsi.
La platea dei colleghi presenti si riduce. Ti senti una via di mezzo tra un fossile ed un reduce. Ormai nessuno fa più commenti, gli sguardi sono sufficienti.
Qualcuno comincia a capire che, senza sogni, racconti, occhi altrui capaci di interpretare, anche la grande industria del turismo è destinata a esaurirsi in una vuota catena di montaggio di pacchetti e di reclame stereotipate. Ma forse è tardi.
Nel frattempo, però, veder accendersi la scintilla negli occhi di qualche superstite quando gli proponi un’idea intelligente è una soddisfazione che non ha prezzo.
Chissà, forse è solo il momento di resettare tutto, di tornare alle origini, di parlare tra iniziati e riconquistare la prateria.
Di accettare il fatto che, nel turismo, gli affari senza la benzina della fantasia non si fanno.
La Bit è morta, viva la Bit. E i tanti viaggi indimenticabili che ci ha fatto fare.