A poche settimane da Greg Lake, un altro ex bassista di King Crimson (nonchè di Family e UK) si è spento. Voce epica e maestro dello strumento, aveva conosciuto un lento tramonto che, tra alti e bassi, non aveva certo intaccato la grandezza dell’artista. So long.

Soundtrack: “Starless” (King Crimson)

 

Sepolti in qualche armadio riservato ai feticci del passato ho ancora una vecchia giacca di velluto e un gilet che avevo ribattezzato con il suo nome, credo perchè quelli che indossava in certe foto su Ciao 2001 mi erano parsi uguali ai miei. O almeno dello stesso stile.
Apprendo adesso che John Wetton, basso e voce dei King Crimson versione Lark’s-Starless-Red, è morto. Non si sa ancora dove, nè perchè.
Si sapeva di una salute precaria, ma insomma. Non aveva neppure 68 anni.
Come molti reduci degli anni ’70, nei decenni successivi non gli erano mancati gli scivoloni artistici. Eppure la sua grandezza di strumentista e di cantante era indiscussa, i galloni solidi. Crimso a parte, aveva suonato nei Family, i Roxy Music e gli UK, con un altro grandissimo della trilogia crimsoniana, il batterista Bill Bruford (notoriamente il mio preferito in assoluto).
In virtù di questi meriti gli avevo perfino perdonato l’orrida partecipazione ai cartapestici Asia, negli anni ’80.
Il rispetto era dunque intatto, la stima intonsa.
Wetton aveva avuto la fortuna di essere dotato di un talento cristallino e di essere appartenuto a un’epoca in cui il suo strumento era stato in grado di raggiungere (complice anche il suo contributo) picchi altissimi. La voce limpida, potente e fortemente espressiva aveva contribuito a fare di lui una pedina fondamentale in tutti i gruppi di appartenenza.
Poi il lento e fatale tramonto, bello però, forse pure grazie a certe macchie a cui ho accennato: troppo lucente la sezione ritmica Wetton-Bruford per non conoscere, nell’arco di una carriera, qualche appannamento individuale.
Ma si parla di Wetton, di John Wetton.
Qualcuno mi contesterà ora la scelta magari ovvia – ma certo non errata – di un pezzo come “Starless” per ricordarlo qui.
Credo invece che, proprio nel suo poter suonare in questa sede un po’ didascalico, sia la canzone giusta per dare un’idea di quello che Wetton è stato.
Qualcosa mi dice anche che la sua vera fama comincerà adesso.
Ma non riesco a compiacermene.

 

Starless

Sundown dazzling day
Gold through my eyes
But my eyes turned within
Only see
Starless and bible black

Ice blue silver sky
Fades into grey
To a grey hope that omens to be
Starless and bible black

Old friend charity
Cruel twisted smile
And the smile signals emptiness
For me
Starless and bible black