Quella del giornalista tappabuchi è una figura che ha una sua nobiltà.

In fondo, per disponibilità o buon cuore, il giornalista tappabuchi rende infatti un servizio a chi ne ha bisogno.
A prestarsi a fare da tappabuchi non c’è pertanto, in teoria, nulla di male. Purchè non ti facciano sentire tale, non ti trattino da tale o non fingano che tu non sia tale.
C’è infatti, tra i colleghi, perfino chi il tappabuchi lo fa abitualmente, in piena e totale consapevolezza, prendendo il buono che dal fare il tappabuchi può arrivare.
Chi ne cerca uno, per trovarlo ha tre modi.
Il primo è rivolgersi a un amico, dirgli chiaro e tondo che ti serve un tappabuchi e sperare che lui, appunto per amicizia, ti dia una mano. E’ il modo più piacevole, a condizione di non offendersi di fronte alla richiesta o al rifiuto di prestarsi.
Il secondo è rivolgersi a un semplice conoscente o a un amico-meno-amico e, con varie acrobazie dialettiche, invitarlo, senza però formalmente trattarlo da tappabuchi, seppur lasciando che sia tacito e chiaro che egli lo è. In questo caso il tappabuchi valuterà se per tornaconto personale o disponibilità di tempo accettare l’invito, sapendo di poter maturare in tal modo per il futuro un eventuale e altrettanto tacito credito.
Il terzo, e peggiore, è arrampicarsi sugli specchi per simulare inviti, tanto frettolosi quanto tardivi, a solenni eventi che solo per finta sono fatti apparire improvvisati e della partecipazione del tappabuchi ai quali non si può assolutamente fare a meno, in quanto egli è indispensabile, fondamentale, decisivo. In tali circostanze anche il più tonto dei tappabuchi nel 90% mangia la foglia e nel restante 10% la mangia comunque dopo, quando presenziando scopre che gli altri invitati erano stati avvisati e blanditi almeno un paio di mesi prima di lui.

In quest’ultimo caso il tappabuchi si incazza (70%) o fa buon viso (30%), ma difficilmente dimentica e perciò la volta successiva sarà più difficile abbindolarlo.
Ora, come chiunque abbia esperienza e uso di mondo, tutti sappiamo benissimo che certe forme di cortese e di latente ipocrisia fanno parte dei costumi, anzi delle regole correnti della società, quindi nessuno si dovrebbe scandalizzare o risentire troppo se gli capita di avere la sensazione o di venire proprio trattato da tappabuchi.
Fa parte della vita e del lavoro, tra alti e bassi.
Dovrebbe invece preoccuparsi di più chi, sulla sponda opposta, con troppo opportunismo o disinvoltura ricorre ai tappabuchi senza peritarsi di usare la delicatezza e i modi giusti. Perchè come detto il tappabuchi, per quanto consapevole del ruolo che gli viene affidato, potrebbe essere permaloso e di memoria lunga. E, siccome col tempo spesso le parti si invertono, magari succede che il tappabuchi te lo ritrovi direttore