Sta cominciando, nel dorato mondo della stampa e delle pr, la pietosa sarabanda delle cene natalizie e della lotta per farsi invitare.
Succede da sempre. Ma da quando, contemporaneamente, con i budget che scemano mentre i locali aumentano (primo mistero), anche gli aspiranti invitati più improbabili vengono presi sul serio (secondo mistero) dai “buttadentro”, il fenomeno ha assunto proporzioni e derive grottesche.
Personalmente appartengo al credo non numeroso novero dei giornalisti che, se non vengono invitati da qualche parte (e soprattutto a certi eventi in cui ci si “conta” per capire chi c’è e non c’è e si stilano le conseguenti, presunte gerarchie), non se la prendono affatto.
Anzi, diciamolo pure, me ne frego altamente.
Primo, perchè non sento affatto ferito il mio amor proprio professionale da un mancato invito. Secondo, perchè non mi piace vedere la gente girare a vuoto tanto per farlo. Terzo, perchè l’esperienza mi ha insegnato che non mancano mai le occasioni per prendersi, domani, delle eventuali controsoddisfazioni.
Per carità: ricevere degli inviti è sempre piacevole. Come lo è, a volte, accettarli.
Ma, insomma, chi sa come va il mondo non si suicida per un party mancato e nemmeno se la prende se un anelato cartoncino, digitale o meno, non arriva.
Ragiono così da sempre e sono convinto di non sbagliare. Siccome invitare è un’opportunità e essere invitati non è certo un diritto, si vede che se non mi invitano è perchè la mia presenza non interessa. Punto e amici come prima: mi godrò più tranquille serate casalinghe.
Detto tutto quanto sopra, tanto per chiarire bene le cose, va però aggiunto anche un altro dettaglio.
Caro ufficio stampa, o pr o come kaiser ti fai chiamare, visto appunto che professionalmente non ti interesso, cosa del tutto legittima, per favore potresti almeno evitare di mandarmi certi pedanti “save the date” farlocchi per altri eventi che fai a pagamento, ma li camuffi da invito, nella sciocca speranza che io dia loro una qualche diffusione?
Se hai questo desiderio, anzichè un invito finto mandami un comunicato stampa vero, che soppeserò volentieri e, qualora vi rinvenga anche una notizia, pubblicherò. Se, dove, come e quando posso, è ovvio.
Se invece la notizia non ci fosse, non te lo pubblicherei neppure se mi invitassi sul serio, visto che il mio lavoro è altro che propalare marchette.
Figuriamoci che risultati puoi ottenere se nemmeno mi inviti e poi provi pure a prendermi in giro.
Dunque buon Natale, con l’augurio di trovare sotto l’albero un manuale di buone maniere. O almeno di intelligenti pratiche professionali.

Ps: qualcuno mi fa maliziosamente presente che la marchetta sul falso invito potrebbe essere lo strumento, o se volete il prezzo, per mettere alla prova la mia disponibilità alla compiacenza e “meritare” l’invito vero.
Beh, se così fosse, l’errore sarebbe anche più grave perchè, caro pr, siccome mi conosci, sai anche come reagisco a certi sgarri.