L’ex musa degli Stones Marianne Faithfull si ricorda adesso che nel ’71 Jim fu “ucciso” dal suo fidanzato-pusher di allora. Beverley Martyn mette all’asta ora il nastro con inediti che Nick le regalò nel 1968. Polvere di stelle che affiora da sotto il tappeto.

Cosa può spingere due ormai anziane musiciste, che nella vita hanno percorso carriere diametralmente opposte e in comune hanno solo l’aver preso parte, a vario titolo, a quel buglione multiforme che fu la swinging London degli anni ’60, a uscirsene ora, pressochè in contemporanea, per riesumare dagli armadi, di casa o della memoria, storie e relitti vecchi di quasi mezzo secolo?
Mistero.
O forse no.
Calcolo, probabilmente. Di tipo economico, quasi di sicuro. O necessità materiali, anche.
Fattostà che l’ex musa dei Rolling Stones, l’ex fatalissima Marianne Faithfull, la fidanzata per antonomasia di Mick Jagger insomma, in questi giorni ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Jim Morrison l’ho ucciso io”. Almeno così hanno titolato i giornali, che nei sommari poi correggono: “Per la precisione lo uccise il mio boyfriend di allora, uno spacciatore parigino, con una dose troppo forte. Io l’ho sempre saputo”.
Per la cronaca, Jim Morrison, leader dei Doors, è uno degli artisti più maledetti e rimpianti del rock and roll. Un’icona riprodotta tutt’oggi su magliette e catarifrangenti.
Lo trovarono morto, il 3 luglio del 1971, nella vasca da bagno della sua casa di Parigi. Overdose, dissero i medici. Poi lo seppellirono al cimitero di Pere Lachaise, dove la sua tomba è tuttora meta di pellegrinaggio.
E un’overdose davvero fu, conferma oggi mrs Faithfull. Anche se, dice lei, il Re Lucertola morì in realtà all’interno di un locale notturno della capitale francese e fu portato a casa da due tirapiedi del pusher, appunto il fidanzato (crepato poi, di overdose anch’egli, un mese dopo), che gli aveva venduto la droga.
Smentite, versioni alternative? Nessuna. “I testimoni di allora sono tutti morti, ci sono rimasta solo io”, assicura la chanteuse di “As tears go by”.
Quale contributo al ristabilimento della verità può dare oggi questa tardivissima rivelazione di Marianne? Nessuno.
Non è però affatto un mistero che a settembre esce il suo nuovo disco e questo potrebbe spiegare molte pedestri cose.
E veniamo al resto.
Io l’ho appresa solo giorni fa, ma pare che la notizia sia uscita, fatalità di destini seppur un po’ approssimativamente incrociati, proprio il 3 luglio scorso.
Beverley Martyn, musicista britannica ed ex moglie del più noto cantautore John, scomparso qualche anno fa, il 31 luglio avrebbe dovuto mette all’asta per la casa londinese Ted Owen un nastro risalente al 1968 e contenente, udite udite, sei incisioni (tra le quali almeno tre brani del tutto inediti) di Nick Drake, il leggendario musicista morto (forse) suicida nel 1974 e all’epoca stretto amico della coppia. A Nick e alla sua vicenda, John avrebbe in seguito dedicato una struggente canzone, “Solid air” (qui).
Figura rimasta oscura per decenni, circondata da un’aura di leggenda coltivata da pochi appassionati, quella di Drake ha conosciuto nell’ultimo quarto di secolo una sorprendente fortuna postuma. Che ha fatto di questo schivo compositore un’altra icona giovanile. Meno glamour di quella riservata a Morrison, ma non meno prolifera di pubblicazioni, libri, dischi e antologie. Tra le quali non mancano ovviamente gli inediti, venuti fuori piano piano dai cassetti di famiglia.
Il fatto, però, è che Nick Drake visse davvero un’esistenza ai margini del business e dell’industria discografica, un’esistenza aristocraticamente domestica, di autoisolamenti e di introspezioni che, se da un lato nel tempo ne hanno alimentato molto il mito, dall’altro ridussero al minimo la possibile esistenza di incisioni diverse dalle poche conosciute.
E invece, ai primi dell’estate, la clamorosa notizia: con una base di incanto di 250mila sterline, Beverley Martyn pone in vendita il nastro che Nick in persona le avrebbe donato già un anno prima di incidere il suo primo album, “Five Leaves Left”, del 1969.
Sei le canzoni registrate, tre delle quali destinate a comparire sul disco d’esordio (“Fruit Tree” “Saturday Sun” e “Cello Song“) e altre tre finora completamente sconosciute. Versioni giovanili, acerbe, di un artista probabilmente molto diverso da quello cupo e introverso espresso dalla discografia ufficiale.
Era un Nick sorridente e allegro”, quello di allora, conferma la Martyn. Che ammette di aver pensato alla vendita del cimelio solo per necessità di denaro legate alle sue precarie condizioni di salute.
Motivazioni che non hanno intenerito gli eredi di Drake (sostanzialmente la sorella del musicista, Gabrielle) e la casa discografica, la Island, i quali hanno fatto bloccare l’incanto rivendicando il copyright sulle partiture.
Così, per ora, niente asta. Ma nel frattempo la notizia ha fatto il giro del mondo.
Per carità, niente di nuovo sotto il sole. Né la probabile trovata pubblicitaria della Faithfull, né l’iniziativa autoumanitaria della Martyn.
Eppure è impossibile negare il velo di tristezza un po’ grassa, appiccicosa, che tutto questo fa scendere addosso. Una sorta di rito di passaggio dalla nostalgia alla storia.  Proprio come lacrime che non ci bagnano, ma ormai solo ci sfiorano.

Due note in calce.
Il nuovo disco della Martyn, “The Turtle And The Phoenix“, uscito nell’aprile scorso, già conteneva la canzone “Reckless Jane” (qui, con un fastidioso arrangiamento à-la-Kirby, devo ammettere), che la musicista dice di aver composto con Nick Drake nel 1974, poco prima che morisse. Nessuno ne conosceva l’esistenza.
La foto che apre questo post l’ho trovata invece su internet, in un sito che mette a confronto i “separati alla nascita“, cioè le persone famose che si somigliano. Nella vita nessuno forse è stato più antitetico di Morrison e Drake. Ma in effetti, fisiognomicamente…