LIBRI DI NATALE/2. Non amo le diete e soprattutto chi ad esse si sottopone se non per ragioni strettamente terapeutiche. Eppure una chiacchierata con l’amica autrice di questo libro mi ha rivelato il fascino della componente antropologica della biologia.

E’ senza dubbio paradossale che uno che per lavoro mangia e beve, notoriamente in abbondanza, si scopra ad occuparsi di diete. E lo faccia poi alla vigilia di Natale! Eppure non è uno scherzo.
E’ ancora più paradossale il fatto che ciò, da parte mia, avvenga approcciandosi alla materia dal versante estetico-muliebre, senza approcci pensosi da scienziato col camice indosso.
Ma il tema è assai dibattuto e, ovviamente, al di là della patina “leggera”, quello del controllo dell’alimentazione e della salute è un argomento serissimo, di estrema attualità.
La verità è che mi sono concretamente avvicinato a questo libro solo dopo una lunga chiacchierata con la sua autrice, che è anche una cara amica. Una chiacchierata durante la quale il discorso si è concentrato assai poco su peso, grassi, bilance e rinunce. E si è allargato molto, ma molto, all'”intelligenza” dell’organismo, alla complessità di certi suoi meccanismi e alla lenta mutazione che, nell’evoluzione umana, sia la componente biologica, sia quella psicologica delle funzioni legate all’alimentazione hanno subito, fino ad acquisire oggi un’inflessione (anche) spiccatamente umanistica.
Insomma, da regime alimentare e da strumento di controllo (più spesso di perdita) del peso, la “dieta” ha assunto una dimensione antropologica.
Ora è evidente che un volume come questo, dai colori sgargianti, dalla grafica ammiccante e dal taglio apertamente manualistico, perdipiù intitolato “Beauty Planner: 10 diete al femminile, efficaci e equilibrate” (Giunti Editore, 2015, 115 pagine, 14 euro e 90), si rivolge a un pubblico di donne che badano alla linea; insomma l’esatto contrario che al sottoscritto.
Eppure la presentazione che Lucia Bacciottini me ne ha fatto mi ha del tutto affascinato, transitando da una “via intellettuale alla biologia” a cui, lo confesso, non avevo mai pensato.
Il libro è brillante, chiaro, ben scritto, ben strutturato in capitoli, rimandi e tabelle e perfino cartotecnicamente elaborato con tasche interne, linguette segnapagina, grafica vivace, moderna e molto woman-oriented, robusto, pratico (anelli, elastico, copertina cartonata, etc).
Ma sarebbe rimasto un bel manuale se non lo avessi sfogliato attraverso il filtro culturale che ho detto. E invece ora mi ritrovo tra le mani con un tomo fucsia che, nelle parole dell’autrice (copio dagli appunti presi durante l’intervista) viene presentato così: “Oggi, alle porte del 2016, in un mondo di esseri umani concettuali, sedentari, protetti dal caldo e dal freddo in un oceano di offerte alimentari naturali tecnologiche e talvolta ‘innaturali’, possiamo dire che ci aspetta una nuova rivoluzione cognitiva, creativa e immaginaria per scegliere il migliore dei cibi per vivere in benessere e longevità, traendo esperienze emozionali che possano nutrire le nostre funzioni intellettuali creative e logiche. Dobbiamo guardare al cibo attraverso la lente di un nuovo umanesimo che sappia avvalersi di scienza della nutrizione umana (pura biochimica) unita alle arti gastronomiche (cultura esperenziale) nel recupero sapiente dell’ecologia del cielo e della terra (certificazione delle filiere)”.
Colpito e affondato.
Da domani, anzi da dopodomani sera, mi metto a dieta.