Prima ne eravamo sepolti, ora non le regala quasi più nessuno e spesso tocca comprarle. Uno dei settori in cui l’abitudine dell’almanacco di carta sopravvive meglio è l’agricoltura. Eccone tre esempi.

Esaurita la tradizionale pratica del riciclaggio delle vecchie agende inutilizzate (qui), eccoci all’altrettanto tradizionale post sulle agende nuove, purchè cartacee.
Come è noto, un po’ per effetto dell’elettronica e un po’ per effetto della crisi, l’agenda classica era diventata come la foca monaca: quasi introvabile.
Gli zelanti direttori di banca che prima, ansiosi di liberare mobili e scrivanie ingombri di almanacchi, ti inseguivano lungo i corridoi delle filiali per appioppartene una, o meglio due, ora svicolano nel momento stesso in cui si accorgono che, in coda per un versamento, getti l’occhio per individuare se ve ne siano in circolazione.
Idem dicasi per assicurazioni e fornitori in generale.
La conseguenza è che, cosa dieci anni fa impensabile, nelle cartolerie l’agenda è tornata ad essere un articolo che si vende.
Ma chi le compra e chi le produce o le fa produrre?
Ancora una volta è di scena il meraviglioso mondo, pragmatico e conservatore, dell’agricoltura.
Con questo non voglio dire che gli unici a usare l’agenda cartacea siano rimasti gli agricoltori. Ma è indubbio che, per una serie di ragioni (mentalità, modi d’uso, necessità materiale di annotazione, tipo di scadenze, etc), in campagna l’oggetto sopravvive.
E il vantaggio del diario stampato, rispetto a certi almanacchi tipo Sesto Caio Baccelli, è che appunto c’è ampio spazio per scrivere.
Per il 2016 me ne sono capitate sotto mano tre.
La prima me l’ha regalata, come sempre, il Consorzio del Vino Chianti (grazie, molto gradita!). Sottile ma robusta, flessibile, grande abbastanza però da lasciare posto alle note giornaliere, ha una vivace copertina dello stesso punto di rosso, particolamente bello, usato dall’organizzazione per il marketing. E non è un dettaglio trascurabile, perchè ad esempio la rende subito individuabile e quindi più difficile da smarrire tra le scartoffie a cui i poveri agricoltori sono spesso costretti.
Dello stesso formato, ma più esplicitamente “rurale” anche dal punto di vista grafico, è l’agenda 2016 edita dall’Informatore agrario, storica casa editrice di pubblicazioni dedicate all’agricoltura. Costa 10 euro e, oltre a una tabella sinottica che mese per mese rammenta i periodi di semina e di trapianto dei vari ortaggi, ha una pagina mensile sui lavori da fare in quel periodo sia nell’orto che in campagna. Ogni giorno prevede le annotazioni sul tempo e la temperatura, fasi lunari, ora dell’alba e del tramonto. E’ la tipica agenda da scrivania rustica.
Destinata espressamente ai viticoltori è invece un’altra classicissima (siamo alla 21° edizione) agenda, la “Vitenda” (www.viten.it, 18 euro), che è una sorta di piccolo manuale di enologia pieno di norme, scadenze, curiosità, indirizzi, suggerimenti, estratti da tomi scientifici, tabelle tecniche e agronomiche e anche, va detto, parecchia pubblicità di settore. Bisogna ammettere però che è una vera miniera di notizie. Copertina cartonata, carta pesante, è una via di mezzo tra un almanacco e un volume di divulgazione.
Buon anno!