In spagnolo, e quindi in cubano, condividere si dice “compartir“. Ma il vinsanto, dicono, è il simbolo del “compartir” toscano. Se poi la condivisione è a Cuba, coinvolge il top dei sigari Avana e il Vinsanto del Chianti doc…. Noi (a Firenze) abbiamo provato!

Soundtrack: “Have a cigar“, Pink Floyd

Non fumo (se non, spesso, d’ira) e quindi non capisco nulla di fumo.
Men che meno di sigari. E non nascondo che la recente moda esibizionistica del sigaro ostentato a mo’ di atteggiamento mi disturba un po’, sebbene accompagnandosi anche a una certa invidia verso chi, evidentemente, può riservarsi piaceri a me preclusi.
Impossibile però rifiutare l’invito ricevuto per ieri dal Consorzio del Chianti ad una degustazione parallela tra sigari Avana e Vinsanto del Chianti doc.
Primo, perchè il vinsanto mi piace assai, soprattutto se all’antica: secco e chiaro, come quello che in campagna ogni fattoria faceva da sè, si offriva al prete per le benedizioni o al dottore in visita o agli ospiti che arrivavano e che il nonno teneva sotto chiave, al riparo da chiunque. Secondo, perchè l’accoppiata è certamente originale e direi inedita. Terzo perchè, e qui sta la notizia, è stato proprio il Vinsanto del Chianti doc ad essere stato prescelto a sorpresa, facendo le scarpe ad alcoolici più celebri, come abbinamento ideale per l'”Habanos Moment“, l’appuntamento clou dell’imminente Festival Habanos 2016, la kermesse dedicata al sigaro cubano che si terrà dal 29 febbraio al 4 marzo nell’isola caraibica. E che celebra il 50° del Cohiba, il marchio più prestigioso di tutti. Il presidente del Consorzio Giovanni Busi, visibilmente e giustamente compiaciuto per la scelta, lo ha ammesso: “Non ce l’aspettavamo“.
Durante il “Moment” l’esclusivo Cohiba Piramides Extra sarà accoppiato a tre Vinsanto del Chianti doc selezionati per l’occasione: la Riserva 2002 di Casa di Monte, la Riserva 2004 delle Fattorie Parri e il 2003 di Castelvecchio. A fare da contorno, degustazioni del più famoso rosso toscano e una cena di gala in cui un migliaio di ospiti vip proveranno dei Cohiba a tiratura limitata con il Divinum 2006 della Fattoria di Sant’Appiano, il vin(sant)o da dessert prescelto per l’occasione.
La degustazione con il Cohiba dei quattro vinsanti diretti a Cuba è stata proposta ieri ai giornalisti.
La mia curiosità era forte. Soprattutto perchè, almeno io, ero ansioso di capire che effetto avrebbero fatto su di me il sapore e l’odore penetrante del sigaro nella percezione del vino. I campioni del quale, ci hanno spiegato, ci erano stati messi davanti in ordine di dolcezza crescente visto che, con l’avanzare della fumata, anche il gusto del cubano si fa più amaro, forte e ruvido.
L’esperienza, tra dense e sinuose spire di fumo bluastro tendente al viola, è stata interessantissima.
Intanto sono riuscito ad accendere il prezioso sigaro senza rovinarlo, a fumarlo quasi tutto senza i temuti incidenti e, lo riconosco, con un certo piacere. Me l’aspettavo più forte e abrasivo. E poi devo ammettere di aver provato un rilassato godimento.
La parte migliore è stata ovviamente quella dedicata all’analisi dell’abbinamento, che ho fatto senza troppo seguire il protocollo e le varie spiegazioni, per essere certo di non farmi influenzare.
Eccone i risultati, che invito tutti a verificare.
Riserva 2002, Casa di Monte: il bel colore giallo miele brilla al cospetto del marrone opaco del sigaro, al naso il vino dà subito una bella nota asciutta che si scompone lentamente in sentori di macerato appena dolciastri. In bocca è asciutto, diretto, con una nota pungente che si amalgama perfettamente con l’effetto oronasale indotto dal fumo, che diventa una sorta di prolungamento del vinsanto. L’abbinamento a mio giudizio (di non fumatore) migliore e più gratificante, anche al riassaggio.
Riserva 2004, Fattorie Parri: ambrato pieno e caldo all’occhio, profumo intenso e nervoso, al palato è elegante, di una dolcezza scorrevole, ben compensata e alla fine quasi coperta dalla nota affumicata del sigaro.
Divinum 2006, Fattoria di Sant’Appiano: il colore è quello, brillante e pieno, della melata di castagno, al naso è pastoso, denso e avvolgente, con note di caramello. In bocca la dolcezza emerge in modo deciso ma non stucchevole, un vinsanto moderno ma non caricaturale, che tende a prevalere sul sigaro.
Castelvecchio 2003: ambrato intenso con qualche riflesso aranciato, all’olfatto offre un ventaglio variegato di sentori che vanno dall’uva appassita al caramello. La grande dolcezza cozza, ma virtuosamente, con la ruvidezza del fumo, quasi in un gioco godibile e non cruento di contrasti.