L’ex monopolista perde il monopolio, ma non il vizio di fregare gli utenti con le solite furbate. Stavolta è il turno di un servizio (oneroso, si capisce) attivato “a richiesta” anche se non l’hai richiesto. E che devi disdire alla svelta, sennò si arrabbiano.

Non ho simpatia per nessuna compagnia telefonica, ma in quanto a cronica cialtronaggine la Telecom le supera tutte.
Musichette cacofluttuanti, voci da Golem, operatori che ti riattaccano in faccia, servizio guasti irridente (in teoria la riparazione “come da contratto“, amano specificare, avviene in tre giorni lavorativi, peccato che se intervengono senza successo decorrono tre nuovi giorni dall’intervento fallito e in pratica può succedere di stare senza telefono per settimane intere).
Ma lasciamo perdere l’inefficienza.
Ciò che è intollerabile è il sistematico tentativo di fregarti appioppandoti, più o meno occultamente, servizi a pagamento. Specialità in cui sono forsennati.
Già anni fa tentarono di rifilarmi un pc con un giochetto dialettico che, come effetto, produsse solo un post risultato, per fortuna di tanti clienti, seguitissimo (qui).
Ora ci hanno riprovato e, ne sono certo, se non hanno incastrato me incastreranno migliaia di meno scafati utenti in buonissima fede.
La sòla si chiama, stavolta, “Chi è“. E funziona così.
Ti arriva una letterina dall’aspetto meccanografico, con tanto di protocollo e cineserie per la lettura digitale, che dice: “Gentile cliente, come da Sua richiesta le confermiamo di aver provveduto ad attivare il servizio CHI E’ (in neretto, maiuscolo) sulla sua linea telefonica xy a partire dal giorno z” (ovviamente successivo alla data della lettera, la quale però ti arriva, guarda caso, quando l’attivazione del servizio è già, a tua insaputa, avvenuta)”.
Salto i vari quanto stucchevoli convenevoli che seguono e vado all’altra parte interessante della missiva.
Che recita: “Qualora l’Offerta (maiuscolo, ma perchè? Ndr1) non corrisponda a quanto da Lei richiesto (aridaje, ndr2), potrà chiederne la disattivazione inviando un fax al numero verde 800 00 386 o una raccomandata a/r all’indirizzo etc etc. La informiamo che potrà inviarci tali comunicazioni entro la data di scadenza del secondo conto Telecom Italia successivo all’attivazione del servizio (perchè, sennò che succede? Ndr3)”.
Il tutto al costo di 4,01 euro a bimestre, cioè 24 euro l’anno.
Come? Ovvio che io quel servizio non solo non lo conosco, non solo non lo voglio, ma soprattutto non l’ho mai richiesto.
Inferocito, chiamo il 187.
L’addetta, quasi se l’aspettasse, non fa una piega: “Se non gradisce il servizio, inoltro subito la richiesta di disdetta“, flauta.
Sì, ci mancherebbe altro – rispondo – ma qui si legge anche che io ho chiesto il servizio e non è vero: mi sa dare spiegazioni?
Non c’è problema, le ho già disdetto il servizio“, replica lei come un disco rotto.
Ho detto che voglio sapere perchè qui si afferma che io avrei richiesto il servizio, visto che è falso. Chi ne ha autorizzata l’attivazione? La vostra lettera riporta un protocollo, qualcuno avrà seguito la pratica, no?”.
Nessun problema, signore – seguita quella imperterritaho già inviato la disdetta. Oppure, se vuole, può mandare una raccomandata“.
Ah ruggisco io – voi tentate di truffarmi addebitandomi di vostra iniziativa un servizio a mia insaputa e dovrei pure scomodarmi per andare alla posta e disdirlo?“.
Non c’è bisogno, signore, l’ho già disdetto io“.
Per evitare che la conversazione degenerasse, ho salutato e riattaccato, dopo aver diffidato la gentile operatrice, e con lei Telecom, dall’addebitarmi anche un solo centesimo per quest’ennesimo pacco.
Cave Telecom…