Già a febbraio scorso, su questo blog (vedi qui), avevo raccomandato al primo cittadino di Firenze, Matteo Renzi, di interrompere la sgradevole abitudine dell’amministrazione (purtroppo diffusa in tutta Italia) di tendere imboscate agli automobilisti inviando ad hoc squadroni di vigili con il facile compito di multare le auto in sosta in occasioni di grandi eventi, con il solo scopo di far cassa. Il collega Riccardo Catola, vittima a sua volta dei “furbi” autovelox municipali, torna sull’argomento. Con un’esortazione congiunta: basta con le contravvenzioni punitive, previste solo per far tornare i conti.

Alzi la mano chi non ha mai beccato una multa, si è fatto sorprendere in divieto di sosta o 10 km all’ora oltre il limite di velocità. Risultato: multa, irritazione, pagamento e pazienza. In fondo, se si ha torto, si ha torto. Altra cosa è però quando la contravvenzione è il frutto di una imboscata bella e buona, cioè di un sistema concepito apposta, di una trappola tesa solo per estorcere denaro agli automobilisti attraverso un’applicazione fiscalissima delle norme, infrazioni misurate al millimetro, divieti maliziosamente affissi nei punti più invisibili, assurdi, cervellotici. Insomma una sostanziale rapina che, oltretutto, tende a reiterarsi nel tempo, perché prima che all’ignaro cittadino giunga la formale notifica passano varie settimane, durante le quali il medesimo continua inconsapevolmente a violare le norme e quindi ad accumulare sanzioni.
Alzi ancora una volta la mano chi non ritiene di aver subito almeno una volta nella vita multe ingiuste, capziose, ottuse e maligne. A me capitò lo scorso febbraio, quando l’eroico assessore fiorentino al traffico mandò una legione di vigili a multare le auto parcheggiate intorno alla stazione Leopolda durante la cena di gala del consorzio del Chianti Classico: auto appartenenti a giornalisti e produttori, molti dei quali provenienti da fuori e quindi ignari dei divieti, mentre fuori pioveva e dentro si svolgeva uno di quegli eventi che, quando fa comodo, si sbandierano come i fiori all’occhiello della città.
Ora è capitato al collega Riccardo Catola, che in piena estate si è beccato a raffica quattro begli scatti di autovelox da una macchinetta nascosta a bella posta e altrettanto malamente segnalata all’imbocco della Fi-Pi-Li, in un punto in cui accelerare è naturale, logico e – secondo me – pure giusto.
Così Catola ha preso carta e penna e ha scritto al sindaco.
I commenti e le considerazioni le lascio a voi, ben sapendo che il “caso Firenze” non è certo l’unico in questo strano paese.

Egregio sindaco di Firenze,
Egregio assessore al traffico del Comune di Firenze

Stamani 15 settembre 2010 ho ricevuto dai Vostri e nostri Vigili Urbani numero 4 multe per un totale di oltre 600 euro. Le ho guadagnate a cavallo tra luglio e agosto, due in un solo giorno, uscendo in moto verso Pisa dal tunnel di viale Etruria sotto via Canova/Foggini.
Pare, infatti, che appena fuori dal tunnel ci sia un autovelox segnalato nella discesa prima del tunnel. Peccato che il cartello segnalatore si confonda con altri cartelli e per di più a un’altezza improbabile per chi deve badare alla guida. Peccato, inoltre, che l’autovelox sia nascosto dietro un palo. Il risultato è che non si ha modo di vedere né l’uno né l’altro.
Dunque è una trappola. Scientificamente costruita. Ci stanno cascando centinaia di persone, come si può verificare da Internet. Gente indignata che in questi giorni sta appunto ricevendo posta dai vigili.
Nel mio caso l’autovelox è scattato mentre procedevo alla folle velocità di 60, 61, 70 e 71 chilometri. Pare che il limite sia 50 km, mentre poco oltre è a 90. Siamo all’imbocco della FI-PI-LI, l’equivoco è facile e in quel viale così largo, in quei giorni per lo più deserto, chi va a 60 meriterebbe, secondo me, non una multa, bensì un premio, una medaglia alla prudenza.
Faccio presente che per pagare oltre 600 euro netti occorre guadagnarne almeno 1000 lordi. Che di questi tempi sono un’enormità. Ma soprattutto mi sento di suggerire a Palazzo Vecchio che quando decide di darsi alle rapine, lo faccia per cortesia a viso aperto, senza trucchi miserrimi come quello di nascondere l’autovelox dietro un palo e il cartello in una selva di cartelli. Un sistema che non salva vite, ma serve solo alle casse comunali. Rapinatori va bene, ma almeno siate onesti.
Cordiali saluti
Riccardo Catola