Come era facile prevedere, in attesa della “carriera” del 16/8 la festa senese torna alla ribalta delle cronache. Stavolta è però il ministro Brambilla a giocare in anticipo con una “lettera aperta” ai toscani. Dove mescola però qualche intuizione e qualche sciocchezza.

Manco fisicamente da Siena da alcuni giorni, ma non ho dubbi: mentre tra la gente cresce di ora in ora l’eccitazione per l’incombente Palio dell’Assunta (il drappellone verrà presentato domani e ormai, come si dice in città, si respira “aria di terra in piazza”), sulle lastre ci si dà di gomito al pensiero dello scampato pericolo.
Il pericolo dell’abolizione o della trasfigurazione della festa senese in una banale manifestazione folkloristica, come più o meno vagheggiato oggi nella lettera aperta inviata a sorpresa (qui) dal ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla ai cittadini toscani?
Macchè. Trattasi di ben altro.
Trattasi, casomai, del rischio del ridicolo che avrebbe fatto sprofondare i contradaioli, se la loro secolare e nobile tradizione fosse stata appaiata, come poteva accadere dopo i recenti riconoscimenti ministeriali degli eventi “Patrimonio d’Italia per la tradizione” (per la mancanza del quale più d’uno sì è in realtà lamentato, credendo di intravedere in essa una sorta di “punizione” inflitta dalla rossocrinita ministra al recalcitrante popolo senese), al Palio della Ruzzola di Pereta.
Al palio di che?
Appunto: della Ruzzola. Una divertente festa popolare che fanno a Pereta, delizioso borgo murato dell’entroterra maremmano, non lontano da Magliano in Toscana: qualche centinaio d’anime sospese tra mare e collina. Ma che, onestamente, nulla ha a che fare con il ben più noto, antico e soprattutto diverso Palio di Siena.
E, ne sono certo, per gli orgogliosissimi senesi nulla sarebbe stato più penalizzante e mortificante che vedersi in compagnia del “cencio” peretese.
Tutti ben lieti a Siena, dunque, del fatto che per “punirli” la Brambilla li abbia privati di tanto onore. Anche perché, diciamocelo, il Palio non ha certo bisogno della pubblicità offerta dai galloni ministeriali. Eventualmente è il contrario.
Eppure…eppure, forse involontariamente, nel resto della sua lettera il ministro qualcosa di giusto lo dice. Mettendo astutamente il dito nella piaga quando allude, ad esempio, alla facile risonanza che le parole dei politici locali spesso perseguono quando alimentano certi inutili quanto piccati battibecchi con lei, in un gioco di equivoci che, alla fine, porta acqua ad ambedue le sponde e ha il difetto di mettere indirettamente Siena in cattiva luce. Perché accende sulla città e la sua cultura i riflettori della comunicazione di massa, dei moralismi da bar, del sentito dire, dell’isterismo.
E ha ragione, la Brambilla, quando dice che “il mondo non ruota intorno a Siena ed alla sua criticata manifestazione”.
Appunto! Appunto!
E’ ovvio che non sapessi che la Brambilla avrebbe scritto questa lettera. Ma in qualche modo lo sentivo quando, l’altroieri, postavo uno scritto (qui) a proposito dell’opportunità che del Palio si parlasse il meno possibile e, in città, si smettesse di compiacersi della sua popolarità planetaria.
Il mondo non ruota attorno al Palio, quindi lasciamo che siano i senesi a parlarne. O chi lo conosce bene.
Gli altri si occupino di cose più serie.