In una mostra fiorentina gli scatti di Harri Peccinotti, il leggendario fotografo del calendario Pirelli 1968, l’inventore di Nova e lo sdoganatore della sensualità “negra” a cavallo tra ’60 e ’70. Per chi ha in testa tanti sparsi flash, ecco l’opportunità per rimettere ordine nel proprio immaginario.

 

Se non vi viene in mente cosa lega tra loro l’icona della celebre “Superissima”, pubblicità anni ’70 della benzina BP, la copertina di “Blue Haze” di Miles Davis, il look di Peera Williams, vocalist delle Wooden Chicks nella parodia delle girls band di Paola Cortellesi, i caratteri grafici al tempo stesso tanto agée e tanto familiari di certe riviste sfogliate da vostra madre quando eravate adolescenti, oppure l’indimenticabile “girasole pubico” di una modella africana immortalata per il mese di febbraio del calendario Pirelli 1968, andate alla Tethys Gallery di Firenze a vedervi “H.P.”, la mostra (che rimane aperta fino al 4 luglio) dedicata a Harri Peccinotti.
Scoprirete così che il fil rouge di tutto è lui.
Londinese, classe 1935, scapigliato quanto basta da lasciare la scuola a quattordici anni per disegnare le cover dei dischi jazz della Esquire Records, probabilmente predestinato, forse anche l’uomo giusto nel posto giusto al momento giusto, chissà, Harri ha navigato al centro della corrente nei decenni più “favolosi” del secolo scorso e poi ha preso il largo per veleggiare in mari lontani, senza perdere di vista tuttavia le passioni originali.
Oggi ha un’aria da guru lungocrinito, occhiali e postura soavemente (quanto solo apparentemente) svampita. E si concede volentieri a un colloquio random durante il quale snocciola mezzo secolo del suo variegato rapporto con l’obbiettivo. Un obbiettivo eclettico (come del resto è eclettico il suo talento visto che è anche art director, musicista, grafico), sulfureo per intuizione e inventiva, capace di spaziare dal reportage etnografico a quello di guerra, dalla moda alla pubblicità. Ma al centro del quale sta comunque la donna (“la forma più bella della natura”, dice), che è anche il tema dell’esposizione fiorentina: una selezione di 28 scatti, tutti in grandissimo formato, realizzati tra il 1962 e il 1982 per le più importanti riviste di moda del mondo. Ogni esemplare, tirato in 15 copie firmate e certificate dall’artista, può anche essere acquistato in galleria.
Un tipo above average insomma, Peccinotti. Cioè sopra la media. Esattamente come il target di lettrici di Nova, la rivista che inventò nel 1965 rivoluzionando per sempre gli schemi editoriali dei periodici al femminile: rottura del binomio casa/famiglia e irruzione fra le mura domestiche di erotismo, letteratura, arte, provocazione. Un’innovazione rivelatasi all’epoca tanto dirompente che il font utilizzato (e creato da Harri, ovviamente) ha preso il nome del giornale ed è ormai un classico.
E’ da qui che ha preso il via il trend destinato a condurre il nostro a un’esplorazione sempre più audace e irriverente del corpo muliebre, alla ricerca di sensualità, trasparenze ammiccanti, close up ravvicinatissimi, bocche carnose, pose e dettagli allusivi se non espliciti, fascini colorati e aggressivi e tutto un apparato di istantanee che hanno fatto la storia dell’immaginario collettivo a cavallo tra sixties e seventies. A cominciare appunto dal famoso Pirelli ’68, realizzato a Djerba utilizzando solo modelle nere.
Di tutto questo e a tutto questo la mostra e, più ampiamente, il catalogo costituiscono al tempo stesso reminiscenza e invito, in un mulinello di vintage advertising, suoni e immagini “black“, nonchè il refolo di suadente quanto ingenua aria di libertà che ha respirato chi, una certa temperie, l’ha vissuta o almeno sfiorata.
Parola di Superissima e di Peera Williams. Di vostra madre. E anche di Miles Davis.