di Luciano Pignataro.
Meridione alla riscossa o Toscana da esportazione? “Nulla quaestio“, risponde Luciano. E aggiunge: “Ma quanto sarebbe diverso il destino del Mezzogiorno se si pensasse a fare bene solo quello a cui lo ha destinato Gea: cioè l’agricoltura?”.

Ma davvero vi interessano i sentori dell’Aglianico del Vulture Grifalco 2009? Maddai! Fosse 1999 o 1989 ci sarebbe da scrivere, sniffare, ciarlare. Ma da un embrione di rosso lucano cosa altro aspettarsi se non frutta croccante, sapidità, bevibilità?
No, stavolta non ho scelto il vino, ma le persone. Perché questa è una storia di una Italia minore che non fa notizia, eppure secondo me è fantastica. Cecilia Naldoni e Fabrizio Piccin sono toscanacci, conosciuti e apprezzati dagli esperti e dagli appassionati per l’ottimo Nobile prodotto a Salcheto. Diavolo, cosa c’è di meglio al mondo che produrre vino in Toscana dove l’ambiente è considerato bene comune?
No, una decina di anni fa Cecilia e Fabrizio decidono di scendere al Sud, non in Sicilia dove c’è stata l’alluvione di grandi marchi, e neanche in Puglia sulla scia di Antinori e della Giv, ma in Lucania, Vulture. Terra di castelli, boschi, vacche podoliche e greggi, gente laboriosa ma immobile. Una sola vera devastazione: la zona industriale di Melfi, ben assorbita dalla bellezza selvaggia della terra seminata dal vulcano.
Arrivano a Venosa: il castello, gli scavi romani, le case bianche, la cattedrale. Uno dei gioielli del Sud quasi sconosciuto. E qui piantano Aglianico, lo coltivano biologicamente, mandano il figlio Lorenzo a studiare enologia ad ad Alba.
E allora vi dico: cazzo, ma quanto è buono questo Aglianico. Da buoni toscani, i nostri sanno di commercio e lo fanno girare: in enoteca lo trovate sotto i dieci euro. Sul soffritto di agnello come sul panino al lampredotto:-)
Pensando a quanto sarebbe diverso il destino del Mezzogiorno se si pensasse a fare bene solo quello a cui lo ha destinato Gea: l’agricoltura.

Benvenuti al Sud